Togliere il Pannolino: informazioni e consigli pratici

Insegnare al bambino a TRATTENERE LA PIPÌ

Educazione simultanea della vescica e dell’intestino

Quando i bambini mostrano disponibilità, di solito riescono a controllare contemporaneamente sia la vescica sia l'intestino. In altre parole, all'inizio del terzo anno i bambini sono pronti, fisicamente e psicologicamente, a controllare l'uso della vescica e dell'intestino. Un'altra cosa molto importante è il desiderio del bambino di agire come un adulto nei confronti di questi due problemi o meglio “novità”; nessuno sforzo speciale è richiesto ai genitori per insegnare al loro bimbo il controllo della vescica.

Atteggiamenti diversi nei confronti delle cacca e della pipì

Vi sono delle interessanti differenze negli atteggiamenti dei bambini verso le feci e l'urina, e queste differenze vi saranno di aiuto per capire meglio il comportamento del vostro bimbo. Il controllo della vescica è più lento di quello dell'intestino perché è più facile per lo sfintere anale (valvola) trattenere un solido che per lo sfintere uretrale trattenere l'urina. Lo sfintere anale tuttavia è meno efficace in caso di diarrea.

Raramente i bambini hanno problemi per urinare durante il giorno, e sembra che l’urina non costituisca per loro una proprietà, come invece succede spesso per le feci. D'altra parte, però, se i bambini continuano a fare la pipì a letto, questo può essere causato da diverse ragioni: ribellione o vari tipi di eccitazione. Il controllo della vescica sembra non dipenda dall'insegnamento da parte dell’adulto, bensì dalla maturazione degli elementi nervosi della vescica stessa. La vescica si svuota automaticamente molto spesso durante il primo anno, mentre dai quindici ai diciotto mesi riesce a trattenere l'urina anche per due ore e senza bisogno di educare il bimbo a fare questo. Potrebbe capitare che il bambino non si bagni di notte già a dodici mesi.

La vescica trattiene l’urina più a lungo durante il sonno che nei momenti in cui il bimbo è sveglio; infatti molto spesso egli è asciutto dopo un sonnellino di due ore e questo può verificarsi anche mesi prima di riuscire a controllare la vescica durante il giorno.

Talvolta avviene che, anche parecchi mesi dopo che il bambino ha acquisito il controllo della vescica, egli si faccia ancora pipì addosso durante il giorno, ma di solito accade quando è intento a giocare e non vuole essere interrotto.

Educate alle mutandine anziché ai pannolini

Dopo che la vostra bimba è riuscita a controllare sia la vescica che l'intestino, mettetele le mutandine, così potrà tirarsele giù da sola; questo ulteriore passo verso l’indipendenza le impedirà di retrocedere dalle posizioni ormai conquistate. Non usate però le mutandine prima che la bimba abbia raggiunto risultati positivi perché non saranno di nessun aiuto se la bimba fallisce nei suoi tentativi e voi avrete sprecato una buona occasione per convincere la bimba che le mutandine sono un passo avanti verso l'autocontrollo e anche il simbolo della vostra fiducia in lei.

Non riesce a fare la pipì lontano da casa

A volte capita che un bambino di due anni sia così abituato a usare il suo vasetto che non sa disimpegnarsi in nessun altro posto. É inutile insistere o sgridarlo, anche se si bagna i vestiti. Se non riesce assolutamente a urinare mettetelo in un bagno caldo per mezz'ora; vedrete che farà effetto. Ricordatevi che questo inconveniente può verificarsi quando siete in viaggio e quindi portate con voi il suo vasino se lo ritenete necessario. È bene però abituare il bambino a fare la pipì ovunque, anche all'aperto.

Fare la pipì in piedi avviene più tardi

A volte i genitori si preoccupano perché il bambino di 2 anni non vuole fare pipì in piedi. Non è necessario insistere molto perché il bambino impari. Ciò avverrà presto o tardi, quando vedrà i ragazzini o il papà comportarsi in questo modo.

La pipì a letto

Molti genitori credono che la vera ragione per la quale la bimba non fa pipì a letto è perché essi provvedono a fargliela fare la sera piuttosto tardi. Essi si chiedono: “Ora che la bimba ha imparato a non farsi la pipì addosso durante il giorno, quando devo farla alzare dl notte?” Questa è una idea sbagliata e dà l'impressione che impedire la pipì notturna sia un lavoro faticosissimo. Probabilmente una bimba non si bagna di notte quando la sua vescica si è abituata, purché non sia di temperamento nervoso o ribelle. Questo è dimostrato chiaramente dal fatto che una bimba su cento non fa la pipì a letto ad un anno di età, anche se i genitori non hanno fatto nessuno sforzo per educarla e anche se essa continua farsi pipì addosso durante il giorno. Alcuni bimbi, poi, riescono a passare la notte senza bagnarsi prima ancora di riuscire a controllare la loro vescica durante il giorno. La ragione è la seguente e cioè che i reni producono meno urina quando una persona dorme tranquillamente e l’urina è più concentrata.

In generale i bimbi rimangono asciutti di notte fra i 2 e i 3 anni: i maschi sono però più tardivi delle femmine e così pure i bambini nervosi rispetto a quelli calmi. Spesso la lentezza nel raggiungere l’autoregolazione della vescica è un fatto ereditario.

Non è necessario che i genitori facciano alcunché di speciale perché la bimba resti asciutta di notte: la maturazione naturale della vescica è il fattore determinante e l'idea che la bimba si forma a questo proposito durante il giorno, cioè che l'urina deve finire nel vasino, sarà sufficiente a insegnarle quello che deve fare. Naturalmente è di un certo aiuto se i genitori condividono la fierezza della loro bimba quando questa riesce a trascorrere alcune notti senza fare pipì a letto.

Alcuni genitori preferiscono prendere l'iniziativa per affrettare questo processo di autoregolazione notturna; cominciano quindi a tirar su i bambini verso le dieci di sera per far fare loro la pipì. È probabile che in questo modo si acceleri un po' il processo, poiché una vescica svuotata tardi la sera non sarà ovviamente molto piena la mattina dopo.

Forse riuscirete ad affrettare l’autoregolazione notturna se farete fare la pipì al momento in cui voi andate a letto. Ad ogni modo è una operazione delicata farla prima che la bimba non ha già acquisito il controllo soddisfacente. Se dopo questo periodo la bimba fa capire che non vuole mettersi il pannolino la notte, mostratele che ne siete molto contenti e lasciatela provare.

Alcuni bambini si svegliano facilmente la sera e fanno pipì senza storie, altri invece fanno fatica a svegliarsi a fare la pipì oppure mostrano di essere veramente seccati. Se i genitori hanno dei problemi simili quando svegliano la bimba di notte, è meglio che lascino stare, anche perché un momento gioioso come dovrebbe essere, diventerebbe triste e faticoso.

 



 

TOGLIERE IL PANNOLINO: L’educazione al controllo sfinterico nel bambino

Che cosa significa e cosa vuol dire per i bambini?

Imparare a usare il water o il vasino rappresenta per i bambini un grosso passo in avanti. Significa che essi acquistano il controllo di due funzioni del loro corpo che prima avvenivano automaticamente e questo li rende così fieri che i primi tempi cercano di esibirsi continuamente. Essi accettano in questo modo la prima responsabilità che i genitori domandano loro e, se questo sforzo sarà coronato da successo, bambini e genitori avranno una nuova e maggiore fiducia l’uno verso l’altro. Il bambino che prima si sporcava senza pensarci o di cibo o con le sue feci, comincia ora ad apprezzare di essere pulito. Forse per voi rappresenterà solo un sollievo perché non avrete più pannolini sporchi da togliere, il che è importante, senza dubbio, ma non certamente il più importante. La cosa fondamentale, invece, è che il bimbo verso i due anni sviluppi questa preferenza per la pulizia, che è alla base del suo amore futuro per le mani pulite, per i vestiti lavati, per una casa e per una vita ordinata. È da questo che i bambini imparano che certe cose si fanno in un modo e non in un altro. Sviluppa in loro un certo senso del dovere, li aiuta a diventare individui con abitudini sistematiche. Quindi, il controllo degli sfinteri ha un ruolo importante nella formazione del carattere dei bambini e nell’instaurare una fiducia di base fra loro e i genitori.

Il primo anno: è troppo presto

Nel primo anno di vita i bambini non sembrano rendersi molto conto delle loro funzioni intestinali, tanto più che queste avvengono senza una loro partecipazione volontaria. Quando il retto è pieno, e questo avviene in genere dopo un pasto, il movimento muscolare dello stomaco stimola l’intero intestino e la parte finale preme contro lo sfintere anale e ne causa l’apertura. Il bambino quindi, a differenza dell’adulto, non decide di spingere, ma subisce un riflesso automatico.

È possibile che alcuni bambini, che abitualmente si scaricano regolarmente cinque o dieci minuti dopo il pasto, possano essere messi sul vasetto ogni giorno (dall’età di sei o otto mesi, se hanno raggiunto già la stazione eretta). Così, dopo qualche settimana, il loro sistema nervoso si condizionerebbe, e automaticamente potrebbero spingere appena entrano a contatto con il vasetto. In questo caso i bambini coopererebbero inconsciamente.

Si pensa che i bambini che sono stati “condizionati” in questo, modo molto presto, più tardi non sopporteranno di restare sporchi a lungo o con il lettino bagnato. Ad ogni modo non è consigliato fare sforzi e di cercare di educare il bambino di un anno, perché non è il momento adatto, poiché le sue funzioni sono involontarie.

I primi segni: verso l’anno e mezzo

A questa età i bambini pian piano cominciano a individuare lo stimolo. Magari lasciano lì quello che stavano facendo e fanno momentaneamente una smorfia, senza essere tuttavia capaci di avvertire in qualche modo i genitori. È probabile inoltre che, se capita loro di vedere le loro feci (nel vasino o per terra o sui pannolini), ne provino un deciso istinto di possesso e ne siano fieri, cosi come lo sono del loro naso e del loro ombelico. Magari (paradossalmente) odorano le feci con aria di compiacimento, allo stesso modo di come si potrebbe odorare un fiore.

Un problema che sorge dal fatto che i bambini hanno un istinto di possesso nei confronti della loro pupù è che potranno mostrare una certa riluttanza a “dare via” le loro feci al vasino o ai genitori. Un’altra fonte di ansietà per i bambini è di vedere le feci portate via dall’acqua del water; questo rappresenta per i bambini piccoli uno choc non indifferente, esattamente come se vedessero un loro braccio scomparire giù per il gabinetto.

Segni indiretti di disponibilità a imparare: verso i due anni

Verso l’inizio del secondo anno si manifestano altri segni di disponibilità da parte dei bimbi a imparare, ma in genere non si collegano con l’uso del vasino. I bambini a quest’età sentono l’impulso di fare regali e ne provano un gran piacere, anche se poi vogliono riavere immediatamente indietro il regalo che hanno appena fatto. Questo dimostra quanto contraddittori siano i loro sentimenti; infatti, da una parte offrono con una mano un loro giocattolo a un eventuale visitatore, allo stesso tempo però lo tengono ben stretto e si rifiutano di lasciarlo andare.

Questa è anche l’ètà in cui i bambini sono affascinati all’idea dl mettere degli oggetti in contenitori, che è anche in pratica ciò che devono fare con la loro cacca quando usano il vasino. Quando cominciano a preoccuparsi di mettere via i loro giocattoli e i loro vestiti, a questo punto si può dire che hanno acquisito l’idea che certi oggetti devono essere messi in certi posti e non in altri.

Pian piano vogliono imitare ciò che fanno i grandi, siano i genitori, le sorelle o i fratelli maggiori. Questo desiderio di imitare gli adulti può giocare un ruolo importante nell’insegnare loro l’uso del vasino.

Sono molto orgogliosi di imparare qualche cosa che possono poi fare da soli e si compiacciono moltissimo quando ricevono complimenti per i risultati ottenuti.

Opposizione, specialmente tra i dodici e i diciotto mesi

Molti bambini che hanno usato il vasino volentieri per parecchi mesi, improvvisamente si ribellano fra i dodici e i diciotto mesi. Siedono ubbidienti sul vasino trattenendo gli stimoli finché sono seduti; appena alzati, se la fanno addosso o per terra. I genitori sono scoraggiati e pensano che abbiano dimenticato tutti. Ma non è così.

Probabilmente il loro sentimento di possesso nei confronti delle feci è diventato temporaneamente molto forte, per qualche ragione psicologica, e si rifiutano quindi di “darle via”. All’inizio del secondo anno mostrano chiaramente di voler far tutto a modo loro e a quel punto l’uso del vasino sembra anche troppo un’imposizione dei genitori. Spesso trattengono le feci, almeno fino a che stanno sul vasino, che simbolizza per loro il cedimento e la resa.

Se questo rifiuto dovesse durare per molte settimane, i bambini potrebbero trattenersi non soltanto quando sono sul vasino, ma anche per tutto il resto della giornata, se ce la fanno. Si tratta di una forma di stitichezza psicologica.

Questa forma di ostruzionismo si verifica con maggior frequenza fra i dodici e i diciotto mesi, raramente dopo. Questa è la ragione per cui vale la pena di aspettare fino a diciotto mesi prima di cominciare a insegnare l’uso del vasino. A quell’età i bambini hanno la sensazione di essere loro stessi a controllare il proprio intestino e la propria vescica e di non essere solo dei passivi esecutori degli ordini dei genitori. 419

Una maggior disposizione tra i diciotto e i ventiquattro mesi; è il momento giusto.

A quest’età i bambini dimostrano una migliore disposizione. Hanno una consapevolezza maggiore sullo stimolo. A volte si fermano mentre giocano, possono esprimere con un segno alla mamma che si sono sporcati e che vogliono essere cambiati.

Il bimbo segnala quando si è sporcato se ovviamente i genitori gli hanno insegnato a farlo. È di solito una fase molto lunga, che richiede anche molto incoraggiamento da parte dei genitori, prima che i bambini siano consapevoli che lo stimolo sta per arrivare, in modo da essere capaci di avvisare in tempo e farsi portare sul vasino.

Durante il primo anno le reazioni caratteristiche dei bambini sono una certa fierezza verso le proprie feci, ivi compreso il loro odore e una attrazione all’idea di giocare e di impiastricciarsi con esse. Questi atteggiamenti in genere, verso la seconda metà del secondo anno, si trasformano in avversione nei confronti delle feci e in una preferenza netta per essere sempre puliti. Non è necessario né prudente infondere nei bambini disgusto per le proprie feci o per le funzioni corporali in genere. Tuttavia la preferenza che i bimbi mostrano a un certo punto nei confronti della pulizia è un fattore di grande aiuto nell’educare i bambini all’uso permanente del vasino.

È meglio usare il sedile normalmente con il riduttore o il vasetto sul pavimento?

Molti bambini si abituano fin dall’inizio ad usare il piccolo sedile che va posto su quello normalmente per adulti (riduttore per wc); in tal caso è bene mettergli un appoggio sotto i piedi, affinché si senta più sicuro. I genitori dovrebbero anche procurarsi una specie di pedana che possa servire da gradino così da consentire al bimbo di salire da solo sul sedile del water (ovviamente con tutte le accortezze). È bene anche aspettare che il bambino sia uscito dal bagno prima di fare scorrere l’acqua, perché molti bambini si entusiasmano dell’acqua e vogliono premere il pulsante da soli, ma molti invece si spaventano e non vogliono più mettersi sul sedile, per paura di cadere dentro. L’ideale sarebbe salutare insieme al bambino la cacca e la pipì che vengono portati via dallo scarico dell’acqua.

Utilizzare un vasetto per bambini, da mettere per terra, fino all’età di due anni o due anni e mezzo probabilmente è la soluzione più comoda e sicura. Il bambino si sente più sicuro sul pavimento, può sedersi da solo e si affeziona di più al “suo” vasetto. È meglio comunque vuotarlo quando lui è uscito dal bagno o insieme salutare il tutto dopo averlo svuotato nel gabinetto, in maniera gioiosa mentre scaricate l’acqua del water. Non usate il vasino con la parte anteriore più alta “paraspruzzi” per i maschietti; potrebbero farsi male quando si siedono sopra o quando si alzano e questo li indurrebbe a non usarlo più.

Impostazione e metodologia per insegnare I’uso del vasino

Il dottor T. Berry Brazelton, un pediatra che ha studiato a lungo questo problema molti anni fa, ha alla fine elaborato un’impostazione e una metodologia che qua viene riassunta. Questo pediatra ha applicato il suo metodo a migliaia di bambini, raggiungendo la meta prefissa su l’80 per cento di loro (cioè l’uso del vasino per evacuare e per urinare) verso i ventotto mesi, tutti allo stesso tempo e con una certa rapidità. Solo verso i tre anni i bambini sono riusciti a controllare le loro necessità fisiologiche durante la notte, il che è da considerare in assoluto un ottimo risultato.

Il principio fondamentale sostenuto dal dottor Brazeton è che i bambini devono abituarsi al vasetto di loro spontanea volontà, senza che vi siano costretti; in questo modo è più facile che si abituino al vasino e è molto probabile così che si evitino più tardi problemi come farsela addosso e fare pipì a letto. Fra i bambini seguiti dal dottor, solo l’1,5 per cento faceva pipì a letto verso i cinque anni. Il dottore consiglia i genitori di dare ai bimbi dei suggerimenti pieni di tatto e di convincerli incoraggiandoli e vezzeggiandoli, di non forzarli comunque a sedersi sul water o sul vasino se essi mostrano di non averne alcuna intenzione e di non trattenerli sul sedile, neppure per un secondo, quando i bambini vogliono alzarsi e andarsene.

I bambini, quindi, decidono di loro spontanea volontà, quando se ne sentono capaci, che è arrivato il momento di imparare perché ormai vogliono comportarsi da adulti.

Questo metodo, naturalmente, presuppone che i genitori credano nella volontà dei loro bimbi a maturare e richiede una certa pazienza da parte loro di aspettare il momento opportuno senza spazientirsi.

Ulteriori segni di disponibilità da parte dei bambini

  • Prima di cominciare a insegnare l’uso del vasino i genitori devono cercare di scorgere uno o più segni di disponibilità da parte dei bambini.
  • Inoltre il bambino deve aver già superato da un pezzo quella fase di grande eccitazione che in genere accompagna i primi momenti appena ha imparato a camminare, così che sarà disposto ogni tanto a sedersi tranquillamente per un po’ di tempo.
  • Il bimbo o la bimba non devono poi essere in una fase negativa, durante la quale fanno terribili capricci ogni volta che si tenta di far fare loro qualche cosa.
  • Sarebbe poi di grande aiuto se potessero capire e parlare ogni volta che devono andare in bagno, sebbene questo non sia veramente essenziale.

Prima fase: abituarsi al vasino

Il primo passo nell’abituare vostro figlio (supponiamo che sia una bambina) all’uso del vasino non deve essere quello di toglierle i pannolini e di farcela sedere sopra. Questo le sembrerà troppo strano e improvviso. È molto meglio, dopo aver comperato il vasino far abituare la bambina a questo oggetto per almeno una settimana, come se fosse un giocattolo di sua proprietà. Lasciatela libera di sedercisi  sopra completamente vestita e non datele l’impressione che si tratti di una misteriosa diavoleria che i genitori usano per portarle via qualcosa di suo.

Potrete indurre la bambina a usare il vasino spiegandole che si tratta di una cosa di sua proprietà e suggerendole, senza insistervi troppo, di provarlo subito o più tardi. I bambini a questa età rifiutano in genere di essere costretti a fare cose cui non sono abituati. Potrete anche mostrare alla bambina come fare mettendovi voi a sedere sul water (beninteso purché siate completamente vestiti) ma lasciate stare qualsiasi riferimento all’andare di corpo o al fare pipì, fino a che la bambina non si sia assuefatta all’idea che il vasino è un posto per sedersi, come un altro. Una nuova idea alla volta è più che sufficiente.

Lasciate la bambina libera di alzarsi dal vasino quando vuole; l’esperienza sarà comunque utile nonostante la brevità. La bambina deve arrivare a considerare il vasino non come una specie di prigione, ma come una specie di rito volontario che essa è fiera di compiere. Se essa mostra di non volersi sedere sul vasino per una settimana, lasciatele un periodo di tempo più lungo.

La seconda fase

Dopo che la bimba si è abituata alla forma del vasino, bisogna cominciare a metterle in testa che è lì che deve evacuare e fare pipì, proprio lì dentro. Potete spiegarle come il papà e la mamma usino il water e portare ad esempio anche qualche bambino più grandicello che la bimba conosce. Può anche essere di aiuto se la vostra bimba ha l’occasione di vedere come un altro bambino usa il vasino (nel caso che essa abbia un fratello o una sorella maggiore avrà già probabilmente imparato da loro).

Una soluzione alternativa nel caso che non conosciate altri bimbi è quella dei genitori stessi che fanno vedere alla bimba come deve andare di corpo. Alcuni pensano che sia meglio che i genitori non mostrino i genitali ai loro bambini, tuttavia non è detto che in questa operazione lo si debba fare, proprio perché si può dare loro una dimostrazione senza bisogno di far vedere troppo del proprio corpo.

Dopo che la bambina ha accettato l’idea di depositare nel vasino le feci o l’urina, al momento in cui vi sembra che stia per avere uno stimolo potete toglierle il pannolino, portarla sul vasino ed incoraggiarla a provare. Non forzatela però se non ne ha voglia. Provateci in un altro momento o un altro giorno; vedrete che il giorno in cui le feci saranno depositate nel vasino questo contribuirà molto a convincere la bimba a capire il meccanismo e a cooperare.

Continuate a fare questo per almeno una settimana; inoltre, appena la bimba ha evacuato nel pannolino dovete toglierglielo e portarla sul suo vasino mostrandole le feci che sono rimaste nel pannolino. Intanto cercate di spiegarle che il papà e la mamma quando devono andar di corpo si siedono sul loro sedile, che anche lei ora ha il suo vasetto e che un giorno o l’altro farà anche lei la cacca nel vasetto come il papà e la mamma. I genitori troveranno estremamente monotona la ripetizione di questi gesti e di queste parole, ma bisogna che vi armiate di pazienza!

Se dopo due settimane non siete giunti ad alcun risultato, lasciate stare per alcune settimane, dopo di che ritentate con tatto e senza insistere troppo.

Non tirate subito la catena

A questo punto non è ancora il momento di asportare direttamente le feci dal pannolino e di gettarle giù per il water, sarebbe opportuno invece di aspettare fino a che la bimba sembra non interessarsi più all’operazione, ma è attratta verso qualcos’altro. La vista delle loro feci portate via dall’acqua può spaventare i bambini, anche se allo stesso tempo restano affascinati a guardare.

Anche se potete provare a rendere quanto più gioioso possibile il momento in cui la cacca e la pipì sono portate via dall’acqua dello scarico: salutate insieme al bambino la cacca che va via e spiegate che andrà a finire in un altro posto insieme con le altre della mamma, del papà e delle altre persone che conosce.

Quando la bimba comincia a mostrare un certo interesse

Quando la bimba comincia a mostrarsi interessata e pronta a cooperare, fatela sedere sul suo vasino due o tre volte al giorno, specialmente se vi fa segni che ha bisogno di fare pipì o di evacuare.

Se riuscite a “sorprenderla”, per esempio, subito dopo un pasto oppure in un momento in cui è riuscita a tenere il pannolino asciutto per due ore, elogiatela perché si è mostrata così matura (“proprio come il papà e la mamma, il fratello, la sorella o un amichetto che lei ammira”). Non esagerate però, perché a questa età ai bambini non piace considerarsi troppo sottomessi.

Lo stadio finale: l’indipendenza

Quando siete sicuri che la vostra bimba sia pronta per il passo finale, lasciatela dapprima giocare per un certo periodo senza mutandine o senza pannolino. Mettetele il vasino vicino e spiegatele che ormai può andare a sedercisi sopra da sola. Se non oppone resistenza, potete ricordarglielo ogni ora così da invogliarla ad andarci da sola. Se invece la bimba oppone resistenza oppure le succede qualcosa di spiacevole, rimettetele i pannolini e aspettate il momento più propizio.   

La paura di evacuazioni dolorose

In certe circostanze il bambino ha le feci molto dure e questo provoca dolore all’evacuazione. Raramente ciò capita con la stitichezza spastica, in cui le feci sono costituite da palline dure; di solito si tratta di una massa unica a largo diametro. È facile che si formi una leggera abrasione o ragade all’orifizio anale, che si mantiene aperta per settimane ed è dolorosa quando il bambino evacua. Allora egli impaurito trattiene per qualche giorno le feci che s’induriscono, e si crea così un circolo vizioso.

È bene avvisare subito il medico, il quale potrà consigliare una medicina o un cambiamento di dieta per ammorbidire le feci. Di solito giova la somministrazione di prugne cotte e di cereali contenenti molte scorie.

Se è un’emergenza e non riuscite a mettervi in contatto con il medico, provate a usare dei composti che servono ad ammollire le feci (chiedendoli in farmacia).

È anche molto importante che continuiate ora a rassicurare il bimbo, spaventato all’idea di soffrire ancora, che non ha più bisogno di preoccuparsi perché, grazie alla medicina, le feci ora non gli faranno più male.

Soltanto se la paura persiste e il dolore anche, è necessario farlo visitare dal medico perché vi è la possibilità che la ragade che si è creata durante lo sforzo non si sia ancora chiusa.

Un passo indietro nel controllo delle feci, anche quando si è già riusciti nell’educazione della vescica

Alcuni bambini, specialmente i maschietti, mentre stanno imparando a controllare la vescica, smettono di fare la pupù nel vasino. Apparentemente non possono accettare l’idea di cedere in una volta sola alle richieste dei genitori. Se li sforzate in questo momento i bimbi possono rifiutarsi di evacuare, il che, alla lunga, può rendere le feci dure e di conseguenza l’evacuazione dolorosa, la quale a sua volta rappresenta un’ottima ragione per trattenersi dall’andare di corpo. Date loro un rimedio per ammorbidire le feci e dite loro che possono aspettare a fare la pupù quando hanno indosso il pannolino.