Il neonato, come si consola? - Il seno, il tatto, il biberon, il ciuccio, succhiarsi il pollice, l'oggetto transizionale

L’indipendenza verso i 6 mesi e il bisogno di mezzi di consolazione

Come consolarsi

Questo articolo tratta delle varie piccole cose che i bambini cercano come conforto quando sono stanchi o infelici: un animale di pezza, uno straccetto da accarezzare, il ciuccio o il pollice da succhiare, un’abitudine come dondolarsi o ruotare la testa.

Dai sei mesi in avanti, quando hanno l impressione di essere un po’ più indipendenti dai genitori, si consolano cosi succhiando il dito, dondolandosi o strofinandosi a un animale di pezza con l’illusione di riacquistare la completa sicurezza che il genitore forniva nei primi mesi.

La prima sensazione di isolamento

Verso i sei mesi il bambino comincia a sentire confusamente di essere una persona a sé stante. Sarebbe più giusto dire che per istinto comincia ad allontanarsi fisicamente un poco dal genitore che più si prende cura di lui e a voler fare qualche cosa da solo; di conseguenza diventa conscio dell’importanza di questa separazione, dimostrando qualche volta una certa insofferenza all’abbraccio affettuoso dei genitori, specialmente al momento dei pasti; vorrebbe star seduto da solo, tenere il suo biberon, allontanando bruscamente la mano del genitore. Da questo momento il bambino continuerà ad evolvere gradualmente questo suo spirito di indipendenza, emotivo e fisico, finché avrà raggiunto l’età adulta.

Piccole consolazioni per riacquistare la sicurezza della prima Infanzia

Quando un bambino di oltre sei mesi è molto stanco o si sente deluso, desidera ardentemente di rivivere la prima infanzia, quando, nutrito tra le braccia di uno dei genitori, si sentiva in paradiso. (Gli psicologi definiscono “regressione” questa tendenza a ritornare indietro sotto stress; anche gli adulti malati possono diventare infantili, indifesi e capricciosi.) D’altra parte il piccolo non vuol rinunciare a quel poco di indipendenza che ha già raggiunto. E qui intervengono i vari vizi, che lo consolano. Succhiare il dito o il ciuccio gli ricorda il seno materno. Accarezzare un animale di pezza o l’angolo di una copertina, gli ridà la sensazione tattile di quando accarezzava gli abiti della mamma o la copertina che lo avvolgeva. (I cuccioli e i gattini per istinto accarezzano ritmicamente le mammelle della madre, cosa che sollecita il fluire del latte.) Quando nel lettino muove ritmicamente la testa o si dondola sul seggiolone, lo fa istintivamente per rivivere le coccole dei genitori. La bambina (o il bambino) cerca di rivivere, abbracciandosi a un giocattolo o succhiandosi il dito, alcuni momenti di tenerezza dei genitori nei suoi confronti; ma, badate bene, essa non pensa ad un genitore che riesce a controllarla con il suo affetto, bensì al genitore che lei controlla (è interessante vedere come una bimba talvolta tratta male un oggetto che le è caro, sbattendolo con violenza contro i mobili o per terra).

Perché tutte queste informazioni? In parte perché può essere utile per capire meglio prima l’importanza che ha per i bambini, da un punto di vista psicologico, l’essere in grado di raggiungere una certa indipendenza, tendenza che si manifesta verso i sei mesi; e poi il fenomeno della “regressione”. Inoltre può chiarire molte cose che sembrano oscure circa la prima infanzia. Per esempio, succhiarsi il dito dall’uno ai sei mesi, spesso significa che la bimba ha fame. Dopo i sei mesi, invece, significa qualche cosa d’altro per i bimbi: il desiderio di ritornare alla prima infanzia, in cui avevano la sensazione di maggiore protezione di cui ora sentono il bisogno solo quando non riescono a dormire, o quando sono irritati. Insomma, il dito diventa un mezzo per confortarsi così importante che molti bambini vi rinunceranno molto tardi, verso i 3, 4 e anche 5 anni.

In modo analogo anche il ciuccio cambia significato dopo i 6 mesi; prima non è altro che un mezzo per soddisfare l’istinto di succhiare, dopo diventa un modo di consolarsi nei momenti in cui i bambini “ regrediscono”, il che può accadere varie volte nel corso di una giornata. Tuttavia il ciuccio non è, agli occhi del bambino, così importante come il pollice; di solito i bimbi lo abbandonano verso l’uno o i due anni, soprattutto se la madre non ne incoraggia l’uso.

Anche la funzione del biberon si trasforma col tempo. Probabilmente, una delle ragioni per le quali i bambini si attaccano morbosamente al biberon, dopo i sei mesi, è perché i genitori hanno preso l’abitudine di metterli a letto permettendo loro di bere l’ultimo biberon in culla, tenendolo in mano da soli. In questo modo è chiaro che il biberon diventa anch’esso un oggetto che serve a confortarli e se si affezionano all’idea del biberon a letto, perderanno questo vizietto solo verso l’uno o i due anni. Se invece continuate a dare il biberon tenendovi il bambino sulle ginocchia, il biberon non assumerà alcun valore di oggetto sostituto del genitore, poiché il genitore è lì in persona a somministrare la pappa.

Vi sono però alcuni bambini che non cercano questo oggetti - conforto, quali essi siano: un giocattolo, un pezzo di stoffa, il ciuccio, il biberon o il pollice. Non è chiara fra gli uni e gli altri quale sia la differenza di carattere psicologico.

Il conforto del tatto

Generalmente un bambino che si succhia il dito ha anche una predisposizione per la scelta determinata di un oggetto piacevole al tatto. E questo intenso attaccamento all’oggetto può durare anni, diminuire gradatamente, o proiettarsi su un altro oggetto.

Qui sorgono problemi pratici per i genitori. Il bambino non vuole separarsene mai e l’oggetto diventa sempre più sporco e cencioso. È difficile riuscire a sostituirlo e lavarlo. Quando non lo trova, si dispera e non dorme per ore. Non è giusto d’altra parte (e spesso impossibile) togliergli questo conforto. Cerchiamo di limitarne l’uso soltanto nella sua camera. Vedete se potete lavarlo abbastanza spesso, in modo però che non cambi troppo di aspetto, di colore e di odore (l’odore può avere una parte importante per il bambino). Se trovate un duplicato e lui lo accetta, tanto meglio. Potrete così alternare i due oggetti e avrete il tempo di lavarne uno per volta. Il problema spesso è che non si può prevedere quando si compra un giocattolo che sarà proprio quello a diventare il favorito qualche mese dopo. Se si tratta poi di un animale di peluche non è poi neanche tanto facile lavarlo in poco tempo. Potete lavarlo alla meglio usando una spazzola o una pezzuola intrisa di acqua e sapone, ripassando solo il pelo e asciugandolo con un asciugacapelli. Non usate detersivo e non lavate l’animale per immersione totale, altrimenti non si asciugherà mai.

Non c’è niente di male se i bambini prendono l’abitudine di portarsi a letto un giocattolo, i genitori non devono preoccuparsene, soprattutto perché non c’é niente da fare. Quasi tutti i bambini ricevono dei giocattoli soffici nel loro primo anno, ma è solamente verso i 15 o 18 mesi che si affezionano in particolare a uno e quando i genitori se ne accorgono, è troppo tardi.

Il senso di possesso nei confronti di qualche oggetto particolare può durare fino ai due anni e oltre (anche fino ai cinque). È quindi saggio che i genitori, quando il bimbo comincia a capire, gli dicano ogni tanto, con tono di incoraggiamento, che un giorno, quando sarà grande, non ne avrà più bisogno. Questo li aiuterà a staccarsene.

Il ciuccio

Il ciuccio è utile in casi di irritabilità, di colica o per prevenire il succhiamento del pollice

Il ciuccio ha la forma di una tettarella, ma è senza buchi. Poggia su un disco (scudo) che rimane a contatto con le labbra del bambino e gli impedisce di inghiottirlo quando lo succhia energicamente. Sul dietro del disco si trova un anello grazie al quale il bimbo può tenere in mano il ciuccio o con un nastro si può agganciarlo ai vestiti del bambino. Un tipo di ciuccio particolarmente indovinato è quello tutto di gomma, in puro lattice, molto utile se il bambino si addormenta tenendolo in bocca, perché non gli darà fastidio alla faccia e perché, essendo tutto di un pezzo, il bimbo non potrà staccare la tettarella dal disco e inghiottirla. L’unico inconveniente è che la tettarella ha una forma allungata che può fare il solletico in gola. Vi sono però in commercio dei succhiotti con tettarelle più corte e a forma di ciliegia ( ergonomici ).

Bambini che soffrono di momenti di irritabilità possono essere calmati mettendo loro in bocca il ciuccio. Non sappiamo se ciò è dovuto al fatto che la suzione ha degli effetti benefici o se è semplicemente un metodo per distrarre il bambino tenendogli la bocca occupata. In caso di colica, il ciuccio in genere riesce a dare un sollievo temporaneo e parziale.

Dopo i tre mesi le coliche e i pianti nervosi scompaiono o diminuiscono, quindi l’uso del ciuccio può essere sospeso perche non diventi un’abitudine.

Il ciuccio, se usato in modo appropriato, può essere un metodo efficace per prevenire l’abitudine di succhiarsi il pollice

La maggior parte dei bambini che per i primi tre mesi sono abituati al ciuccio, non succhieranno mai il pollice. Ci si chiederà il perché.

La risposta è che, se il bambino succhia il pollice, continua fino ai tre - quattro - cinque anni, mentre al ciuccio rinuncia spontaneamente, sputandolo, tra i tre e i quattro mesi. Qualora l’abitudine si prolungasse, non sarà mai tanto a lungo come per il pollice. Altro vantaggio, se insiste, è che questa suzione, rispetto al pollice, danneggerà meno l’impostazione della dentatura.

La riluttanza dei genitori

L’uso appropriato del ciuccio spesso non si verifica per due ragioni: talvolta succede che, quando sarebbe utile usarlo, i genitori sono restii a farlo, oppure si decidono a darlo al bambino quando è troppo tardi perché è già grandicello e di conseguenza lo rifiuta. Il perché i genitori sono riluttanti, è abbastanza comprensibile; non amano per niente vedere il loro bimbo o bimba, già grandicelli, girare per casa con il ciuccio in bocca, che dà loro un’aria assorta ma infantile. Sebbene molti genitori rifiutino di dare il ciuccio quando il pediatra li consiglia di usarlo, spesso però cambiano idea dopo alcune settimane, sentendo dagli amici o dai parenti dei commenti favorevoli circa l’uso del ciuccio.

Il secondo problema è che i genitori che hanno fatto uso del ciuccio con buoni risultati in caso di colica o di pianti, hanno la tendenza a usarlo appena il bambino comincia a frignare, dando così un’abitudine che fatalmente si perpetua anche quando il bimbo è abbastanza grandicello e sarebbe pronto a smettere (in genere fra i 2 e i 4 mesi). A questo punto il bambino, all’età di tre, quattro e cinque mesi, prenderà un’abitudine che riuscirà a togliersi solo verso un anno o un anno e mezzo.

L’abitudine del ciuccio, così come quella di succhiarsi il pollice fino ai 3, 4 e 5 mesi, è un modo per procurarsi degli ulteriori momenti di suzione oltre a quelli del biberon o del seno materno. Verso i tre e quattro mesi il desiderio di suzione diminuisce e molti neonati cominciano a rifiutare il ciuccio sputandolo, apparentemente succhiare il latte è più che sufficiente per accontentarli. Verso i cinque - sei mesi il desiderio di suzione praticamente scompare, come dimostrano chiaramente quei bimbi allattati al seno che verso quest’età mostrano disinteresse per il seno materno. Dunque se un genitore continua a dare il ciuccio dopo i quattro mesi, i casi sono due: o il bimbo appartiene a quella minoranza che non ha avuto abbastanza occasione di soddisfare il suo istinto di suzione, oppure il ciuccio è diventata un’abitudine così radicata che il genitore non riesce a fargliela perdere. A questo punto il ciuccio è diventato per il bimbo un mezzo per consolarsi e non sarà disposto a rinunciarvi fino a 1 o 2 anni.

Se un bambino, qualunque sia la sua età, non vuole rinunciare al ciuccio, penso che non sia giusto toglierglielo. Probabilmente vi sono delle buonissime ragioni di non darlo più, verso i tre - quattro mesi, ai bambini che mostrano di non volerlo più o di non averne più bisogno, perché lo sputano via appena viene messo loro in bocca. Così i genitori che non hanno mai approvato l’uso del ciuccio saranno finalmente contenti, e si eviteranno probabili spostamenti o malformazioni dei denti.

In che modo servirsi del ciuccio per evitare che i bimbi si succhino il pollice? Prima di tutto il 50 per cento dei bimbi non si succhiano mai il pollice o, se lo fanno, è in genere di tanto in tanto e per brevi periodi. In questi casi, ovviamente, non c’è nulla di cui preoccuparsi e nessun bisogno di usare il ciuccio, se non in caso di colica. D’altra parte però, dovete prendere una decisione non in base a ciò che il vostro bambino fa, ma in base a quello che tenta di fare. Se egli tenta dopo ogni pasto di infilarsi un dito in bocca e, quando ci riesce, lo succhia con avidità, sarebbe il caso di prendere in considerazione l’uso del ciuccio.

A che età cominciare? Se un bimbo si abituerà a succhiarsi il pollice per un lungo periodo, a questo punto è probabile che rifiuterà il ciuccio: infatti, avrà assaporato non solo la gioia di succhiare, ma anche le piacevoli sensazioni di tenere il suo pollice in bocca. Ricordate quindi che, se volete servirvi del ciuccio, dovete cominciare nei primi giorni o settimane di vita del neonato.

In quali momenti della giornata è il caso di dare il ciuccio? Il momento più ovvio è ogniqualvolta il bambino cerca di succhiare qualsiasi cosa che riesce a mettersi in bocca: il pollice, il dito, il polso o lembi di stoffa. Durante i primi mesi il bimbo è sveglio di rado, in genere prima e dopo le poppate: in quei momenti sarebbe opportuno offrirgli il ciuccio. In sostanza l’idea sarebbe di darglielo il più possibile durante i primi tre mesi di vita, così che sarà soddisfatto e pronto a farne a meno molto presto.

Quando il bimbo sta per addormentarsi, è meglio togliergli subito di bocca il ciuccio, se non si ribella; oppure aspettare quando è già addormentato? Un bambino che è abituato a tenere il ciuccio in bocca mentre dorme può, se il ciuccio gli scivola fuori, svegliarsi e urlare disperatamente finché qualcuno non glielo rimette in bocca; e questo può verificarsi parecchie volte durante la notte, specialmente quando un bambino che dormiva prima sulla schiena impara a dormire di pancia. Potete facilmente immaginarvi quale disturbo arrecano le sue urla notturne.

Non disabituatelo al ciuccio il primo giorno che lo rifiuta appena glielo mettete in bocca, o se sembra contento anche quando non lo succhia. Fate questo con calma, cercate di disabituarlo lentamente in una o due settimane e non abbiate paura di ridarglielo di nuovo per un giorno o due, se avete l’impressione che ne abbia di nuovo bisogno per consolarsi. Quando vi sembra che non lo cerchi più, ricominciate a darglielo sempre di meno. Se il vostro bimbo prende ancora il ciuccio verso i cinque o sei mesi e si sveglia parecchie volte durante la notte perché non lo ha più in bocca, mettetegli nel lettino parecchi succhiotti, così gli sarà più facile trovarne uno. Non attaccategli però il ciuccio al collo con un cordone, perché potrebbe essere pericoloso per il bimbo.

Quando un bimbo comincia ad avere qualche dentino, può tentare di staccare la tettarella dallo scudo di un ciuccio e di masticarne i pezzettini di plastica, il che è piuttosto pericoloso e può soffocare il bimbo, se questo non riesce a inghiottirli bene. Ricordatevi di comperare perciò dei nuovi succhiotti quando i vecchi sono diventati troppo molli e deformati.

Succhiarsi il pollice

Che cosa significa succhiarsi il pollice? Il motivo principale per cui un neonato comincia a succhiarsi il pollice è che non ha mangiato a sufficienza al seno o al biberon, in modo da soddisfare il proprio istinto di suzione. ‘Il dottor David Levy ha segnalato che i bambini allattati ogni tre ore non succhiano tanto il pollice quanto quelli che mangiano ogni quattro ore e che i neonati che svuotano i biberon in dieci minuti perché i buchi sono larghi hanno più probabilità di succhiarsi il pollice di quelli che devono faticare venti minuti. Levy allevò una cucciolata con un contagocce, in modo che i cuccioli non avessero la possibilità di succhiare durante il pasto. Essi si comportarono nello stesso modo dei neonati che non hanno la possibilità di succhiare a sufficienza durante i pasti: cioè succhiarono le proprie e le altrui zampine e la pelle con tanta furia da perdere il pelo.

Non tutti i bimbi sono uguali in questo: uno può succhiare il suo biberon in soli quindici minuti e tuttavia non mettersi mai il pollice in bocca, mentre un altro che ci mette sempre più di venti minuti si mette il dito continuamente in bocca. Alcuni poi cominciano a succhiarsi il pollice in sala parto; probabilmente questo istinto di suzione sia in gran parte ereditario?

Non preoccupatevi se il bambino si succhia il dito per qualche minuto prima della poppata, vuol dire solamente che ha fame. Se invece si mette subito il pollice in bocca dopo la poppata o tra un pasto e l’altro, dovete cominciare a pensar di soddisfare in qualche modo l’istinto di suzione. La maggior parte dei bambini cominciano a succhiarsi il pollice prima ancora di avere 3 mesi.

Inoltre, il morsicare il pollice, un altro dito o la mano, come fanno quasi tutti i bambini quando cominciano a mettere i denti (di solito attorno ai 3 o 4 mesi) non deve essere confuso col succhiare. Naturalmente il bambino che succhia il pollice nei periodi di dentizione, un poco succhierà e un poco morderà. Se il vostro bimbo (o bimba) comincia a succhiare il pollice o un altro dito o la mano, non impediteglielo direttamente, cercate invece di dargli più occasioni di succhiare al seno, al biberon o al ciuccio. Il metodo più efficace, per ora, per prevenire l’istinto di succhiarsi il dito è di usare molto il ciuccio nei primi tre mesi, se il genitore è d’accordo. Inoltre vi sono altre due cose da tenere in considerazione: il numero dei pasti e la durata di ciascuno.

Quando si deve fare attenzione al succhiamento del pollice

È il momento di prestare attenzione a questo particolare, quando il bambino cerca di farlo la prima volta, non quando finalmente ci riesce; questo, perché ci sono tanti bambini che nei primi mesi di vita non hanno molto controllo sulle braccia. Li vedrete agitarsi per sollevare le mani e cercare con la bocca all’intorno. Se per buona sorte si mettono il pugno in bocca, lo succhiano energicamente finché ci sta. Tale bambino manifesta il bisogno di succhiare più a lungo al seno o al biberon, proprio come il vero succhiatore del pollice.

Il neonato molto piccolo ha bisogno d’aiuto più di tutti, perché la sua voglia di succhiare è più forte nei primi tre mesi; poi diminuisce a poco a poco. Alcuni bambini sembrano aver succhiato abbastanza dopo gli otto mesi; quello che continua dopo i sei mesi, lo fa per vizietto e non per fame

Il succhiamento del pollice nel bambini allattati al seno

Probabilmente è meno facile che un bambino allattato al seno sia un succhiatore del pollice. Ciò avviene probabilmente perché la madre ha la tendenza a lasciarlo succhiare finché vuole. Ella ignora se il seno è vuoto e lascia l’iniziativa al piccolo. Quando un bambino svuota il biberon, è finita. Smetterà perché non gli piace succhiare l’aria, oppure perché la mamma gli porta via il biberon. Il primo problema quindi, con un bambino allattato al seno che cerca di succhiare il pollice, sarà: succhierebbe ancora il seno se glielo si permettesse? Se così, lasciatelo succhiare finché vuole, almeno fino a quaranta minuti se gli piace. Un neonato succhia quasi tutto il latte dal seno in cinque o sei minuti, il resto del tempo soddisfa la propria brama di succhiare, attirato da qualche goccia di latte. In altre parole, se succhia per trentacinque minuti, prende poco più latte che se succhiasse per venti. Un neonato al seno, se lo si lascia succhiare finché vuole, può presentare variazioni notevolissime. A un pasto si soddisferà in dieci minuti, mentre a un altro vorrà stare attaccato fino a quaranta minuti. Questo è un esempio di come l’allattamento materno sia adattabile alle necessità del singolo bambino. Se un bambino che si attacca a un seno a ogni pasto non vuole succhiare di più, non potete farci nulla, tranne lasciargli succhiare il pollice.

Talora il neonato che viene attaccato a entrambi i seni a ogni pasto e comincia a succhiarsi il pollice, presenta un altro problema. Supponiamo che si stacchi dal primo seno dopo dieci minuti e prenda il secondo. Succhierà tanto latte da essere già troppo pieno dopo aver succhiato cinque minuti dal secondo seno. Allora smette di mangiare, anche se non ha ancora soddisfatto il proprio istinto di suzione e comincia a succhiare il pollice. Si possono tentare due metodi per farlo succhiare al seno più a lungo. Vedete se si può soddisfarlo con un seno a ogni pasto, allattandolo finché vuole. Se non può togliersi la fame in questo modo, allora lasciatelo almeno succhiare più a lungo alla prima mammella. Invece di staccarlo dopo dieci minuti, lasciatelo venti, se gli piace. Poi attaccatelo all’altro seno finché sarà sazio.

Il succhiamento del pollice in bambini allattati col biberon

I bambini allattati col biberon è facile che comincino a succhiarsi il pollice quando imparano a finire il biberon in dieci minuti invece che in venti. Ciò accade perché il bambino si irrobustisce crescendo, mentre le tettarelle di plastica diventano sempre più molli e meno resistenti. Procuratevi dei biberon con delle tettarelle fornite di canali di flusso alla base, i quali hanno il compito di regolare costantemente la presenza dell’aria nel biberon. La regolazione dell’aria si ottiene mediante l’avvitamento più o meno stretto della ghiera. Un’altra cosa che potete fare è di comperare delle nuove tettarelle, lasciando i buchi come sono, per vedere se cosi impiegherà più tempo a succhiare il biberon. Naturalmente se i buchi sono troppo piccoli, alcuni bambini smetteranno di succhiare del tutto. Cercate utilizzare tettarelle con i buchi abbastanza piccoli in modo che ci vogliano venti minuti per finire il poppatoio almeno nei primi sei mesi. Ovviamente ci si riferisce sempre al numero effettivo di minuti dedicati alla suzione. Non serve aumentare il periodo del pasto facendo una pausa a metà.

Con chi succhia il pollice è meglio andare adagio nel saltare i pasti

Non soltanto la lunghezza di ogni pasto, ma anche il loro numero nelle ventiquattro ore sono responsabili se il bambino soddisfa il proprio istinto di suzione. Così, se un bambino succhia ancora il pollice, anche se avete fatto durare ogni seno o il biberon il più a lungo possibile, è bene andare adagio nel sopprimere altri pasti. Per esempio, se un neonato di tre mesi sembra disposto a dormire invece di prendere il latte delle 22, ma si succhia parecchio il pollice, il consiglio è di aspettare un po’ più a lungo prima di sopprimere quel pasto, forse un paio di mesi.

L’effetto sui denti

Forse siete preoccupati dell’effetto della suzione del pollice sulle mascelle e sui denti del bambino. I dentisti non sono in grado di stabilire chiaramente questo particolare in tutti i casi. È vero che, se un bambino succhia il dito dopo che sono spuntati i primi denti, talora l’incisivo superiore viene spinto in fuori e quello inferiore in dentro. (Che ciò accada dipende dalla posizione del pollice nella bocca.) Ma molti dentisti ritengono che la maggioranza dei denti spostati in questo modo si drizzino da soli senza danno per la mascella o per il dente permanente, specie se il succhiamento del pollice finisce prima che spuntino i denti permanenti, verso i sei anni.

Ma sia che il succhiare il pollice sposti i denti o no, è chiaro che preferite che vostro figlio abbandoni tale abitudine il più presto possibile. I suggerimenti che seguono possono aiutarvi a ottenere successo.

Perché non usare restrizioni?

Perché non legargli le braccia o mettergli i guanti di alluminio per impedirgli di succhiare? Questa sarebbe una frustrazione per lui e non gli farebbe per niente bene. Oltre a tutto non serve a curarlo, se il bambino succhia molto il pollice. Tutti abbiamo sentito raccontare di genitori disperati, che in passato usavano stecche di legno per immobilizzare i gomiti o mezzi guanti di metallo o liquidi amari, non per giorni, ma per mesi interi. E il giorno che toglievano la restrizione il pollice ritornava in bocca. Ci sono moltissimi genitori che sostengono di avere avuto buoni risultati usando restrizioni. Ma, in gran parte di questi casi il succhiamento del dito era molto lieve. Molti neonati lo succhiano un pochino ogni tanto; ma superano presto la tentazione, sia che facciate qualcosa o no. Ad ogni modo è inutile usare questi metodi punitivi; se il vostro bambino è un accanito succhiatore di pollice, queste restrizioni non faranno che convincerlo a continuare questo vizietto più a lungo.

Il succhiamento del pollice in bambini oltre i sei mesi

Finora abbiamo parlato del fatto che l’abitudine di succhiarsi il pollice comincia nei primi mesi di vita. Ma, quando una bambina si avvicina ai 6 mesi, il fatto che si succhi il pollice assume un significato diverso. È una specie di consolazione di cui ha bisogno in certi momenti: succhia quando è stanca, annoiata, contrariata, o se vuole addormentarsi. Se non riesce in cose che sono “da grande”, allora regredisce alla prima infanzia quando succhiare, era la sua gioia più grande. Questa è una necessità di avere del conforto.

Anche se succhiare il pollice dopo i sei mesi soddisfa una diversa necessità, la bimba che prima lo faceva per calmare il suo bisogno di suzione, quando è più grande continua a farlo, ma per consolarsi. È assai raro che essa cominci a succhiare il pollice per la prima volta dopo che ha superato i sei mesi o l’anno.

Non è il caso di preoccuparsi di allungare il periodo di suzione, quando la bimba è già verso i 6 - 12  mesi. Non c’è niente che i genitori possono fare in questo caso? Non è preoccupante se la bimba è di solito felice e socievole e succhia in genere al momento di andare a letto, o di tanto in tanto durante il giorno. Succhiarsi il pollice non significa che la bimba è infelice o manca d’affetto, infatti, molti bimbi che si succhiano il pollice sono dei bimbi assolutamente felici. È vero invece il contrario e cioè che i bambini che mancano totalmente d’affetto non si succhiano il pollice. D’altra parte, però, se una bimba si succhia il dito, la maggior parte del tempo invece di giocare, i genitori devono chiedersi se possono aiutarla in qualche modo a non aver più tanto bisogno di consolarsi. Una bimba può essere annoiata perché non frequenta abbastanza altri bambini, perché non ha abbastanza giocattoli o perché la costringono a stare seduta per delle ore nel suo passeggino. Un bambino di un anno e mezzo può essere irritato tutto il giorno con la madre, se essa gli impedisce continuamente di fare le cose che gli piacciono di più, invece di cercare di attirarlo verso dei giochi permessi e non pericolosi. Un altro bambino ha amichetti con cui giocare ed è perfettamente libero di fare quello che vuole a casa, ma è così timido che non approfitta di tutti questi vantaggi. Così finisce per succhiarsi il pollice, mentre sta a guardare gli altri che si divertono. Questi esempi dovrebbero servire per rendere chiaro che se c’è qualche cosa che si può fare in questo caso specifico, è cercare di rendere la vita del vostro bambino più piacevole.

Stecche per i gomiti, mezzi guanti e porcherie amare sul pollice servono soltanto a rendere infelice il bambino e non eliminano l’abitudine nei bambini più grandi né nei piccoli. Quasi certamente servano invece a prolungare l’abitudine. Lo stesso vale per le sgridate o per il castigo di tirargli fuori il pollice di bocca.

Esempio: la storia di Anna che finalmente cessò di succhiare il pollice a tre anni, di sua spontanea volontà. Sei mesi più tardi lo zio Giorgio che era stato il membro della famiglia che più la riprendeva per questo, ritornò a vivere in casa. Anna ricominciò a succhiare il pollice nel momento preciso in cui egli entrò in casa.

Sentirete spesso il consiglio di dare un giocattolo al bambino, quando lo vedete col dito in bocca. È certo bene che egli abbia intorno a sé parecchie cose per giocare, per non annoiarsi. Ma, se ogni volta che mette il pollice in bocca voi balzate su di lui e gli ficcate in mano un giocattolo, presto mangerà la foglia. Che ne direste di corromperlo? Se vostro figlio è uno di quei rari bambini che si succhiano ancora il pollice a 5 anni e cominciate a preoccuparvi di ciò che succederà quando spunteranno i denti permanenti, avrete buone probabilità di successo se riuscirete a convincerlo con una trovata che faccia effetto su di lui. Una bambina di quattro o cinque anni che vuole smettere di succhiarsi il pollice può essere convinta se le dipingete le unghie con lo smalto come se fosse una donna. In pratica però nessun bambino di due o tre anni ha la forza di volontà di rinunciare a un istinto per amore di una ricompensa. È probabile che il vostro sforzo non sia coronato da successo.

Quindi se il bimbo (o la bimba) succhia il dito, cercate solo di far si che la sua vita sia tranquilla e serena. Alla lunga sarà di maggior aiuto se, di tanto in tanto, gli ricordate che un giorno, quando diventerà grande, smetterà da solo. Questo affettuoso incoraggiamento lo convincerà a smettere appena ne avrà la forza. La cosa più importante è che non lo sgridiate e che cerchiate di non farvene un problema. Se continuate a preoccuparvi, anche se decidete di non dire più nulla, il bambino lo sentirà e reagirà. Ricordate che l’abitudine di succhiare il pollice scomparirà, col tempo, da sola. Nella gran maggioranza dei casi scompare prima che spunti la seconda dentizione. Però, non se ne va con un ritmo regolare: per un po’ di tempo diminuisce rapidamente, poi il vizietto ritorna parzialmente durante una malattia o quando il bambino deve fare un adattamento difficile. Alla fine se ne andrà definitivamente. Raramente però il bambino smette prima dei tre anni, in genere questo vizio scompare dai tre ai sei anni.

Quasi tutti i bambini che succhiano il pollice anche dopo l’anno, fanno nello stesso tempo qualche movimento delle mani. Uno tira o strofina un pezzo di coperta o di pannicello o di seta o un balocco di lana. Un altro si liscia il lobo dell’orecchio o tira un ricciolo di capelli. Un altro ancora vuol tenere un pezzetto di stoffa vicinissimo alla faccia e magari fregarsi il naso o le labbra con un dito libero. Questi movimenti vi rammentano che il bambino, quand’era più piccolo, soleva toccare gentilmente la pelle o il vestito della mamma nei momenti in cui succhiava il seno o il biberon. E quando egli preme qualcosa contro la faccia sembra che ricordi quando stava vicino al seno. Anche queste abitudini di solito se ne vanno quando scompare il succhiamento del pollice.

Ruminazione

Ruminare significa che il neonato o il bambino prendono l’abitudine di succhiare o masticare la lingua, finché il pasto ritorna in bocca (quasi come fanno le mucche). È una forma rara. Alcuni casi cominciano quando il bambino che succhia il pollice ha le braccia impedite. Allora passa a succhiare la lingua. Il mio consiglio è di restituire immediatamente al bambino il suo pollice, prima che ruminare, diventi un’abitudine. Accertatevi anche che abbia compagnia, giochi e affetto a sufficienza. Si dice che i pasti rimangano meglio nello stomaco se formati completamente da cibi solidi. Ciò significa cuocere il latte nelle farine e nei budini. Altri casi di ruminazione possono verificarsi in quelle famiglie, dove i rapporti genitore - bambino sono difficili.

Movimenti ritmici

Dondolarsi, ondeggiare, ruotare e sbattere la testa

Per “dondolarsi” si intende quel movimento che il bimbo o la bimba fa quando, seduta su una sedia o su un divano, si scaglia all’indietro sullo schienale con una certa energia e poi rimbalza in avanti. Per “ondeggiare” si intende invece quel movimento ritmico che la bimba fa quando a carponi sulle mani e sulle ginocchia ondeggia avanti e indietro fino a toccarsi i calcagni. Questo movimento fa anche ondeggiare la culla che finisce per sbattere ritmicamente contro la parete. La più preoccupante di tutte per i genitori è quella di avere una bimba che ha l’abitudine di sbattere la fronte o la nuca contro la spalliera del lettino. Ciò sembra così irragionevole e doloroso da farli dubitare dell’intelligenza della bimba o, se non ne dubitano, da chiedersi se i colpi ripetuti non possano danneggiarle il cervello.

Quale significato hanno questi movimenti ritmici? In verità non si sa con certezza, ma si sono formulate alcune ipotesi al riguardo. In primo luogo queste abitudini si sviluppano verso il secondo semestre di vita, cioè nell’età in cui i bambini cominciano spontaneamente ad acquisire il senso del ritmo e cercano di muoversi o di dondolarsi a tempo di musica. Che sia forse perché la natura vuole aiutarli a imparare a camminare? Si è notato poi che questi movimenti sono più comuni nei bambini che nelle bambine, forse perché i maschi sono sempre più tesi delle femmine. In genere i bambini si abbandonano a questi movimenti ritmici, così come si succhiano il pollice o strofinano la faccia contro un giocattolo soffice, quando sono stanchi, insonnoliti o scontenti. Possiamo quindi, in linea generale considerarli fra i mezzi usati dai bimbi per conforto e consolazione al pari pollice e del giocattolo e, di conseguenza, possono rappresentare il desiderio di regredire al periodo della prima infanzia, quando i bimbi erano cullati e portati in braccio gran parte del tempo.

Se il vostro bimbo sbatte la testa, potete imbottire la culla per impedirgli di farsi male. Un genitore risolse il problema togliendo la testata della culla e sostituendola con un pezzo di stoffa ben tesa. Per quello che sobbalza e sveglia col rumore tutta la casa, potete mettere la culla su un tappeto e fissare questo sul pavimento, oppure legare intorno ai piedi del letto un'imbottitura fatta da voi, meglio se di gomma. Oppure potete mettere il lettino contro la parete, dove andrebbe in ogni caso a finire, e applicare un grosso strato imbottito fra il letto e la parete. In ogni caso non sgridare il bambino né di cercare di impedirgli di muoversi.

Se tali movimenti persistono, contattate uno specialista della neuro e psicomotricità che osserverà il bambino e darà le giuste indicazioni su come comportarsi.