Le esigenze dei genitori e dei figli

Tutti i manuali di puericoltura, sottolineano con tanta insistenza le necessità dei bambini (di amore, di comprensione, di pazienza, di fermezza, di protezione, di amicizia, di calorie e di vitamine) che i genitori talora si sentono esausti anche soltanto a leggere ciò che ci si aspetta da loro. Hanno l'impressione che sia loro inibita qualsiasi esigenza. Non possono fare a meno di pensare che lo scrittore, che sembra sempre dalla parte del bambino, debba incolpare i genitori quando qualcosa non va.

È giusto quindi dedicare pagine alle necessità dei genitori, alle frustrazioni che essi incontrano costantemente in casa e fuori, alle loro fatiche, ai loro sacrifici. La verità è che crescere un bambino è un'impresa lunga e difficile, e che anche i genitori sono esseri umani, come i loro figli.

Alcuni bambini sono più difficili

È noto che ciascun bambino nasce con un carattere suo particolare.

I genitori non possono ordinare ciò che vogliono, ma devono prendere ciò che capita. Anch'essi hanno una personalità già formata, che non possono cambiare da un giorno all'altro. Una coppia tranquilla può essere la più adatta ad educare una bimba dolce e ubbidiente, a darle la libertà necessaria affinché diventi una persona indipendente e capace. Non saranno altrettanto ben disposti verso un maschietto energico e prepotente, lo troveranno cattivo, dispettoso e insopportabile, per quanto lo amino profondamente. Un'altra coppia sa educare bene un maschiaccio pieno di energia, ma sarebbe delusa se fosse un bambino tranquillo. Tutti i genitori tentano di fare del loro meglio con i figli che capitano.

Per i figli sono necessari sacrifici e impegni

Crescere un bambino comporta una mole enorme di lavoro: preparare i pasti adatti, lavare la biancheria, pulire lo sporco che il bimbo piccolo fa quando mangia, e il più grandicello quando gioca, metter fine alle lotte e asciugare le lacrime, ascoltare racconti difficili da capire, partecipare ai giochi e raccontare storie che non sono molto divertenti per un adulto, gironzolare per musei, fiere e giardini zoologici, accorrere in aiuto per i compiti di scuola, trovarsi degli arretrati nei lavori di casa, andare alle assemblee scolastiche in serate in cui si è stanchi.

I bisogni dei bambini assorbono una buona percentuale del bilancio familiare, dall'affitto di una casa abbastanza grande, fino alle scarpe che si consumano o diventano troppo piccole in brevissimo tempo. I figli fanno sì che i genitori debbano rinunciare a andare a dei ricevimenti, alle feste, a teatro, a fare dei viaggi, a frequentare amici o a fare dello sport. Il fatto che voi preferiate avere dei bambini e non fareste cambio con una coppia senza figli per nessuna ragione al mondo, non modifica il fatto che a voi dispiaccia di aver perduto la vostra libertà.

Naturalmente i genitori non mettono al mondo dei figli perché vogliono essere dei martiri, almeno non dovrebbero. Li hanno perché amano i bambini e li vogliono avere. Amano i bambini anche perché si ricordano di essere stati, a loro volta, tanto amati e voluti dai loro genitori quando loro stessi erano piccoli. Allevare i propri figli, vederli crescere buoni e sani, dà ai genitori, nonostante l'impegno gravoso che ciò comporta, la soddisfazione più profonda che si possa provare al mondo. Ciò significa creare, i figli sono la nostra immortalità tangibile. La fierezza per altre grandi cose raggiunte nella vita, al confronto di questa, diventa ben poca cosa.

I sacrifici superflui sono inutili e dannosi

Spesso le giovani coppie, di fronte alle responsabilità che comporta la nuova situazione, cioè la nascita di un bimbo o di una bimba, sentono di dover rinunciare completamente alla loro libertà e agli svaghi che si prendevano prima, non tanto per motivi di ordine pratico, ma più che altro per una questione di principio. Anche se si prendono uno svago, quando l'occasione si presenta, si sentono troppo colpevoli per divertirsi serenamente. Questo atteggiamento è in parte naturale, soprattutto nelle prime settimane di vita del bambino, quando la situazione è del tutto nuova e così importante, tuttavia l'eccessivo sacrificarsi non fa bene né ai genitori né a lui.

I genitori tesi e ansiosi diventano un peso per gli amici e finiscono per ossessionarsi a vicenda. Essi sono irritati e mal sopportano questa prigionia che si sono tuttavia imposti loro stessi. Non possono fare a meno di nutrire del risentimento nei confronti del bambino, anche se questo non ha chiesto tanta dedizione.

Penso che si debba resistere con tutte le forze alla tentazione di farsi assorbire completamente dal bambino. Dopo esservi prodigati in tutti i modi possibili, ristabilite l'equilibrio uscendo insieme. Coltivate i vostri hobby, leggete, vedete gli amici (imponetevi, a costo di sforzi erculei, di non parlar loro del bambino). Ricordatevi di essere affettuosi l'uno con l'altro, di sorridervi, di scambiarvi frasi affettuose. Il bimbo ne trarrà beneficio non meno di voi.

I genitori devono ricevere dai propri figli

Giacché aver figli significa fare tante rinunce, i buoni genitori naturalmente si aspettano, e giustamente, qualcosa dai figli; non certo di essere ringraziati per averli messi al mondo o per averli curati (sarebbe troppo!) ma rispetto, amore e accettazione degli ideali e delle regole di vita dei genitori. E questo non per sé, ma perché desiderano che i figli crescano felici e socievoli.

Se i genitori sono troppo esitanti nell'esigere un comportamento corretto, perché hanno mal compreso le teorie dell'autoespressione, perché sono portati per natura a sacrificarsi, o perché temono di non piacere ai figli, non potranno fare a meno di risentirsi per una cattiva condotta. Internamente si rodono senza sapere che fare, mentre anche i bambini si sentono colpevoli e si impauriscono, ma nello stesso tempo diventano sempre più esigenti. Se, per esempio, un neonato si diverte a stare sveglio la sera e i genitori hanno paura a negargli questo piacere, egli può diventare, per parecchi mesi, uno spiacevole tiranno che li tiene in piedi per ore. Essi proveranno risentimento nei suoi riguardi, per la sua tirannia. Se si convincono a essere severi, i bimbi si arrenderanno con straordinaria rapidità e i genitori diventeranno più sereni.

In altre parole, i genitori non possono sentirsi a loro agio coi figli se non riescono a ottenere da loro un comportamento corretto, e i figli non possono essere felici se non si comportano bene.

I genitori si preoccupano e si arrabbiano

I genitori giovani e idealisti potrebbero prefiggersi il compito di  avere una pazienza e un affetto infiniti per il loro piccolo. Ma questo non è umanamente possibile. Se il vostro bambino o la vostra bambina urlano a perdifiato per delle ore, nonostante ogni tentativo paziente per confortarlo o per confortarla, non si può fare a meno, alla fine, di innervosirsi. Sembra proprio un essere spiacevole, ostinato, antipatico e non si può fare a meno di sentirsi veramente irritati con lui o con lei.

Oppure vostro figlio maggiore ha fatto qualche cosa che sapeva bene di non dover fare, forse non ha saputo resistere alla tentazione di maneggiare uno dei vostri soprammobili fragili o di unirsi a alcuni ragazzi dall'altra parte della strada. O forse era arrabbiato con voi per avergli negato qualche cosa o geloso del fratellino o della sorellina che attira l'attenzione di tutti. Così si comporta male semplicemente per ripicca. Quando un bimbo disubbidisce a una regola ben chiara e ragionevole, voi non potete comportarvi come la fredda statua della giustizia. Dei genitori coscienziosi danno una grande importanza a ciò che è bene e a ciò che è male, perché essi hanno imparato a pensare in quel dato modo, fin dalla loro infanzia. È la vostra regola che è stata infranta, qualche cosa che apparteneva a voi è stato danneggiato; è vostro figlio, della cui formazione vi curate molto, che ha sbagliato e è quindi inevitabile che vi sentiate indignati. Il bambino si aspetta naturalmente una reazione e non si sentirà offeso se la punizione sarà giusta.

Talvolta ci vuole un po' di tempo prima di capire che si sta per perdere le staffe. Per esempio, il bambino compie una serie di atti indisponenti fin dal primo momento che si alza dal letto e durante la prima colazione: fa osservazioni spiacevoli sulla colazione, rovescia un bicchiere di latte e sembra lo abbia fatto apposta, gioca con qualche oggetto che sa di non dover toccare e lo rompe, stuzzica il fratellino o la sorellina, tutte cose che cercate di ignorare nel supremo sforzo di stare calmi. Finché l'ultima marachella, magari neppure tanto grave, scatena in voi una reazione la cui violenza vi spaventa. Spesso, ripensando a tutta la serie di atti esasperanti compiuti dal bambino, vi accorgerete che egli ha veramente cercato il rimprovero o la punizione da parte vostra per tutta la mattina e che i vostri sforzi di essere pazienti l'hanno portato da una provocazione all'altra, solo per mettervi alla prova.

Tutti noi ci irritiamo con i nostri figli, non solo per causa loro, ma anche per le pressioni e le frustrazioni che ci giungono da altre parti. Un esempio classico, ma un po' fumettistico, è quello del padre che torna a casa nervosissimo per le « grane » che ha avuto nel lavoro: critica la moglie, che allora si sfoga sul figlio più grande per qualcosa che di solito non suscita rimproveri, e questi a sua volta si vendica sulla sorellina.

È giusto ammettere e accettare il proprio nervosismo

Finora abbiamo discusso l'impazienza e il risentimento dei genitori, inevitabili di tanto in tanto. Ma bisogna poi considerare un altro punto: può un genitore accettare serenamente il proprio risentimento? Coloro che non sono troppo rigidi verso se stessi sono sempre disposti a ammettere la propria irritazione. Una brava mamma, naturale e spontanea, il cui figlio ne ha fatte di tutti i colori, è capace di dire a un'amica, in tono semiserio: « Non credo proprio di farcela più a stare con lui in questa casa », oppure: « Mi piacerebbe proprio dargli una bella sculacciata ». Può darsi che non metta in atto nessuno di questi propositi, ma non si vergogna di parlarne con un'amica o con se stessa. È un sollievo individuare chiaramente l'irritazione e parlare per sfogarsi: questo la aiuta poi a individuare i problemi che ha dovuto affrontare e a porvi un rimedio, magari mostrandosi più decisa.

Ma quei genitori che pongono a se stessi delle regole eccessivamente rigide, che a volte si sentono irritati ma ritengono che un genitore non debba esserlo, realmente ne soffrono moltissimo. Quando scoprono dentro di sé sentimenti di questo genere, si sentono molto colpevoli oppure cercano di negarne l'esistenza. Ma questi sentimenti non si possono soffocare: scappano fuori sotto altra forma, come ansia, fatica, mal di testa, oppure eccessiva protezione verso il figlio. Una madre, che non può mai ammettere la propria ostilità verso il figlio, immagina invece tutti i pericoli che possono minacciarlo da altre parti, preoccupandosi eccessivamente dei germi o del traffico. Cerca di allontanare i pericoli proteggendo esageratamente il bambino, che così diventa troppo dipendente.

Parlare dei problemi creati dal negare l'irritazione, possono dar sollievo ai genitori che si sentono a disagio, ma in generale ciò che rende infelice un genitore rende infelice anche il figlio. Quando un padre crede sia orribile ammettere sentimenti di ostilità, il bambino assorbirà la stessa paura. Nei consultori medico-pedagogici si vedono bambini che hanno paura di pericoli immaginari (paura degli insetti, paura di andare a scuola, paura di essere separati dai genitori) e che all'indagine profonda dimostrano di mascherare normali sentimenti di ostilità verso i propri genitori, che questi bambini non osano ammettere.

In altre parole, il bambino è più felice se i genitori non hanno timore di ammettere la loro irritazione, perché allora può accettare meglio la propria. Se è una irritazione giustificata, quando viene espressa, rischiara l'atmosfera e tutti si sentono più sereni. Questo non significa che si deve essere rudi verso i bambini, ma di riconoscere i propri sentimenti ostili. Né d'altra parte tutta l'ostilità rivolta ai bambini è giustificata. Ogni tanto vediamo genitori crudeli che tormentano il figlio tutto il giorno, con le parole o con gli atti a ogni minimo pretesto, senza vergognarsi. In questo articolo si fa riferimento all'irritazione di quei genitori la cui coscienziosità e il cui attaccamento ai figli sono fuori discussione.

Un genitore affettuoso che si sente irritato quasi sempre (manifestandolo apertamente oppure no) soffre di un vero disturbo psichico e deve ricorrere all'aiuto di uno psichiatra. L'irritazione può essere provocata da tutt'altra causa.

I bambini amano sentirsi guidati

In generale, quando la vita familiare procede normalmente, ci irritiamo soltanto in momenti di crisi eccezionali, sebbene sappiamo che tali momenti sono più frequenti in certi giorni che in altri. Il metodo per evitare l'irritazione durante la giornata, consciamente o no, è quello di tenere i figli sotto controllo e di essere più inflessibili o abbastanza severi appena le cose si mettono male. Tale fermezza è un aspetto dell'amore materno. La fermezza, guidandoli sul retto sentiero, li rende anche buoni. E essi ci amano perché li teniamo lontani dai guai.