Svezzamento dal seno al biberon agli alimenti solidi

Lo svezzamento deve essere graduale

Andate piano e assecondate il vostro bimbo

Supponiamo abbiate una bimba di 5 o 6 mesi, che comincia a essere un po' stufa del biberon e a cui piaccia bere il latte dalla tazza. Aumentare a poco a poco la dose nella tazza e dategliela a ogni pasto; questo farà diminuire la dose che dovete mettere nei biberon. Poi sospendere il biberon che la bimba prende con meno entusiasmo, probabilmente quello della prima colazione o quello del pranzo. La settimana successiva eliminate un secondo biberon, se vedete che la bimba fa progressi, e la settimana dopo il terzo. Quasi tutti i bimbi amano il biberon della cena e sono più restii a rinunciarvi, altri invece la pensano così per il biberon della prima colazione.

I progressi verso lo svezzamento non sempre procedono senza intoppi: spesso la sofferenza per un dentino o un raffreddore fa desiderare di più il biberon per un certo periodo. Assecondate le necessità della bimba; la tendenza che prima aveva spinto la bimba a rinunciare al biberon, ricomparirà di nuovo quando starà meglio.

Il bambino difficile da svezzare

Alcuni bimbi sono riluttanti a rinunciare al biberon verso i 6, 7 o 8 mesi; talvolta bevono un sorso dalla tazza, ma subito dopo la allontanano con un gesto d'impazienza. Oppure faranno finta di non sapere a che cosa serva e lasceranno il latte scorrere dai lati della bocca, sorridendo ingenuamente. Si rilasseranno forse un po' verso i 12 mesi, ma è probabile che manterranno il loro atteggiamento di rifiuto fino a verso i 15 mesi o anche più in là. Versate un po' di latte in un bicchiere che il bimbo possa tenere in mano e offriteglielo, sperando che non lo rifiuti. Se un sorso è tutto ciò che prende, non cercate di dargliene di più, agite come se la cosa vi fosse indifferente. Quando un bimbo diffidente comincia a bere un po’ di latte dalla tazza, dovete essere molto pazienti perché ci vorranno ancora probabilmente parecchi mesi prima che sia pronto a rinunciare al biberon del tutto; questo specialmente per il biberon della cena e quello della sera prima di addormentarsi. Molti bimbi che vengono svezzati tardi, continueranno a volere ancora fino a due anni il biberon della notte.

Qualche volta sono i genitori che ritardano lo svezzamento

Talvolta i genitori continuano a dare il biberon più a lungo del necessario al bambino, supponiamo sia una bimba, perché temono che essa non riesca a bere dalla tazza quanto era capace di bere dal biberon. Supponiamo che a 8 mesi essa beva circa centottanta grammi dalla tazza a colazione, altri centottanta a mezzogiorno e circa centoventi grammi a cena e che non sia particolarmente affezionata al biberon, ma che, se la madre glielo dà alla fine del pasto, prenda volentieri ancora un po' di latte. Probabilmente una bimba di oltre 6 mesi che beve mezzo litro di latte al giorno dalla tazza e mostra di non sentire nostalgia per il biberon, potrebbe benissimo farne a meno. Se continua a prenderlo adesso, diventerà meno disposta ad abbandonarlo in quell’età piena di diffidenze che va dai 10 ai 15 mesi.

Un altro problema è quello dei genitori che usano il biberon per calmare la bimba durante il secondo anno. Appena la bimba strilla, di notte o di giorno, il genitore dal buon cuore prepara un altro biberon. La bimba può arrivare così a prendere 8 biberon in 24 ore per un totale di due litri di latte; questo le toglierà l'appetito all’ora dei pasti e potrà provocarle una seria anemia (il latte infatti non contiene ferro).

Da un punto di vista nutritivo è importante che i bimbi non bevano più di un litro di latte al giorno. Da un punto di vista dello sviluppo psichico è altrettanto importante che i bimbi si sentano incoraggiati dai loro genitori a uscire dalla prima infanzia, e una della maniere per fare questo è di aiutarli a fare a meno del biberon, poco alla volta e man mano che i bimbi mostrano di essere in grado di rinunciarvi.

L'acqua da bere - alcuni neonati la vogliono, altri no

Spesso si consiglia di offrire al neonato un po' d`acqua fra un pasto e l'altro, una o due volte al giorno. Ovviamente, se assume altri liquidi non è assolutamente necessario. È più importante dargli da bere nella stagione molto calda o quando il bambino ha la febbre. Quelli che di solito rifiutano l'acqua, spesso la bevono in queste occasioni.

Molti bambini non vogliono saperne dell'acqua, da quando hanno una o due settimane fin verso l'anno. Questa è un'età in cui inghiottiscono bene qualunque cosa contenga nutrimento, ma rifiutano l'acqua fresca. Se piace al vostro bambino, dategliela senz'altro una o due volte al giorno, quando si sveglia fra i pasti (non immediatamente prima del pasto). Potete dargliene quanta ne vuole; forse non ne prenderà più di sessanta grammi. Ma, non insistere mai.

Acqua zuccherata

Se al bimbo non piace l`acqua pura, potete dargliela zuccherata. È importante somministrare l'acqua se non beve molto latte perché è malato o se fa molto caldo o quando volete fargli saltare il pasto della notte. Aggiungete un cucchiaio di zucchero a mezzo litro d'acqua.

Svezzamento dal seno al biberon

Questo passaggio è importante non solo per il bambino, ma anche per la mamma, sia fisicamente sia affettivamente. Una mamma che si è molto impegnata nell'allattamento si sentirà un po' messa da parte e depressa quando smette, come se avesse perso un poco della sua intimità col bambino o si sentisse meno importante. Questo è un ulteriore motivo per effettuare lo svezzamento in modo graduale.

Lo svezzamento nei casi di scarsezza di latte materno

Lo svezzamento è assai facile quando la mamma ha poco latte. Di solito deve soltanto cessare di attaccare il bambino al seno e aspettare. Se le mammelle sono così piene da darle fastidio, può allattarlo per quindici o trenta secondi. Diminuirà così la tensione, senza stimolarle veramente. Se i seni diventano di nuovo turgidi, ripeta come prima. Se produce una quantità media di latte, deve attuare lo svezzamento più gradualmente. Non è ancora necessario fasciare i seni o ridurre i liquidi, come si faceva un tempo. Cercate di saltare una poppata alternatamente. Se dopo un giorno o due i seni non sono troppo turgidi, cessate ogni allattamento regolare e attaccate il bambino soltanto se diventano turgidi.

Svezzamento improvviso dal seno

(se non potete consultare il medico)

Se vi ammalate seriamente o dovete allontanarvi improvvisamente da casa, dovrete smettere di allattare il bambino di colpo (non è necessario farlo se la malattia non è grave: il dottore lo deciderà). Un sistema è di limitare l'ingestione di liquidi e di applicare un bendaggio stretto e una borsa di ghiaccio alla mammella, cosa piuttosto scomoda. Un altro sistema consiste nell'alleviare ogni tanto la tensione della mammella con una pompetta o con la spremitura manuale. Ad ogni modo, il medico potrà indicarvi la procedura corretta per far diminuire la secrezione lattea.

Svezzamento graduale dal seno al biberon a metà del primo anno

Supponiamo che una mamma abbia molto latte: fino a quando dovrà allattare? Meglio di tutto, e la cosa più naturale da farsi, sarebbe allattare finché il bimbo non è pronto a essere svezzato e a bere alla tazza. Penso che la maggior parte dei bimbi comincino a mostrare un decrescente interesse verso il seno materno quando hanno all'incirca sei mesi. Smettono di succhiare parecchie volte durante la poppata e vogliono giocare con la madre, la madre è costretta a riattaccarli al capezzolo. Incoraggiando un po' i bimbi, questi impareranno a bere il latte dal biberon nel giro di poche settimane saranno completamente svezzati senza mostrare alcun segno di fastidio o di rimpianto.

Si precisa che i bimbi in genere sono pronti per lo svezzamento verso la seconda metà del primo anno, soprattutto per quelle madri che vogliono allattare al seno fino a che il bimbo ha bisogno di succhiare e anche perché non vogliono adottare il biberon. Allo stesso tempo, però, non vogliono continuare ad allattare al seno, a meno che questo non sia necessario per fornire una poppata completa. Vi sono invece alcune madri che allattano al seno e che vogliono continuare finché il bimbo ha uno o due anni. Esse portano ad esempio il fatto che nelle società primitive è considerata la cosa più naturale del mondo quella di allattare fino a che il bimbo o la bimba non hanno due anni o anche più.

Ad ogni modo e bene cominciare a offrire un sorso di latte dal biberon verso i cinque mesi, così che il lattante vi si adatti prima di diventare troppo abitudinario. Verso i sei mesi, incoraggiatelo anche a tenere da solo il biberon in mano. Se  tra i cinque  mes1 e i sei comincia a fare delle poppate più brevi, vuol dire che è pronto per essere svezzato. Ora potete dargli un biberon a ogni poppata e aumentare la dose man mano che mostra di volerne di più, ma continuate ad allattarlo al seno alla fine di ogni pasto. Quindi, tralasciare una poppata al seno ogni giorno, quella che gli è più indifferente, e dategli soltanto il biberon. Ciò avviene di solito a colazione  a pranzo.  Una settimana dopo tralasciare un'altra poppata, se vi pare' che il lattante non reagisca, e due settimane dopo eliminatene un altra ancora.

La sua buona volontà di essere svezzato può anche non progredire in modo continuo. Se entra in un periodo in cui soffre per i denti o perché malato, vorrà tornare indietro un pochino. Ciò è molto naturale e non v'è pericolo nell'accontentarlo.

Quando lo passaggio dal seno al biberon avviene gradualmente, non ci sono problemi per il seno. Se si inturgidiscono sistematicamente, la mamma deve attaccare al seno il bambino solo per quindici - trenta secondi, unicamente per diminuire la pressione. Non lasciatelo succhiare oltre, perché faciliterebbe troppo lo stimolo secretivo.

La maggior parte delle mamme sono restie a terminare questo legame emotivo importantissimo e lo rimanderanno di settimana in settimana.

Talvolta le mamme hanno paura di abbandonare completamente l’allattamento dal seno, perché il bambino non prende dal biberon tanto latte quanto usava succhiarne dal seno. Ciò può rimandare lo svezzamento a epoca indefinita. Potrebbe essere utile sospendere l’allattamento se il bambino prende dalla biberon in media centoventi grammi per pasto, cioè un totale di trecentosessanta - quattrocentottanta grammi al giorno. Una volta sospeso l'allattamento, probabilmente aumenterà la dose bevuta dal biberon fino a un totale di circa cinquecento grammi e più. Questo è sufficiente, insieme a tutto il resto.

Ovviamente, chiedete altri consigli al pediatra.

Svezzamento graduale dal seno al biberon nei primi 4 mesi

Tante madri non possono o non vogliono allattare il figlio fino al momento di dargli il biberon verso i cinque o sei mesi. In certi casi la secrezione lattea diventa insufficiente; il bambino strilla per la fame e non cresce abbastanza. Un bambino affamato raramente fa i capricci se viene svezzato col biberon. La rapidità nello svezzamento dipenderà dalla quantità di latte che la madre può dargli.

Se vedete che il latte vi diminuisce rapidamente e che il bimbo ha fame e se non potete consultare un medico, dategli l’aggiunta con il biberon ad ogni pasto, dopo il seno, lasciandolo bere quel poco o tanto che vuole. Saltate la poppata delle 18. Due giorni dopo saltate anche quella delle 10. Continuate ad abbandonare le poppate rimanenti, una ogni due o tre giorni, nel seguente ordine: ore 14, 22, 6.

Ma supponiamo che non sia questione di mancanza di latte. La mamma vuole allattare per qualche mese, ma non vuole arrivare fino all`anno. Per quanto tempo è importante allattare? Non c'è una risposta assoluta e precisa. I vantaggi fisici del latte di donna, la purezza, la facile digeribilità sono di grande valore per il bambino all'inizio. Ma non esiste un'età precisa in cui improvvisamente tali vantaggi perdano ogni valore.

I vantaggi psicologici dell'allattamento al seno, del resto, non cesseranno di colpo a un dato momento. Un periodo adatto per svezzarlo col biberon è verso i tre mesi. A quest`epoca il suo sistema digerente si sarà organizzato; avrà quasi superato ogni tendenza alle coliche. Il bambino sarà piuttosto sodo e crescerà rapidamente. Ma, se la mamma vuol smettere di allattarlo a uno o due mesi, anche questi sono momenti adatti. È più prudente non svezzarlo nella stagione molto calda.

Quando si ha intenzione di svezzare col biberon dopo i due mesi, è bene mantenere al bambino quest’abitudine dopo tale epoca, dandogli regolarmente un biberon due o tre volte la settimana, eventualmente ogni giorno.

Nel caso che il latte venga ancora in buona quantità, lo svezzamento deve essere graduale fin dall'inizio. Prima di tutto sospendete una poppata al giorno, per esempio quella delle 18, e date invece l’aggiunta col biberon. Lasciate che ne beva quanto ne vuole. Aspettare due o tre giorni finché le mammelle si sono abituate al cambiamento, poi sostituite anche la poppata delle 10 con un secondo biberon. Aspettate quindi due o tre giorni e sospendete la poppata delle 14. Ora il bambino sarà attaccato al seno alle 6 e alle 22, e prenderà tre biberon. Sarà meglio attendere ancora tre o quattro giorni, prima di sostituire una per volta queste due ultime poppate. Quando i seni si fanno turgidi, anche se non è l'ora del pasto, attaccate il bambino per qualche secondo o adoperare una pompetta o eseguite la spremitura manuale per diminuire la tensione.

Allora non sarà necessaria una fasciatura o la riduzione dei liquidi.

Se il lattante non vuole il biberon

Un lattante di due mesi o più, che non ha preso regolarmente il suo biberon, può darsi che si ribelli nel modo più assoluto. Per una settimana tentare di offrirgli un biberon una o due volte al giorno, prima della poppata. Non sforzatelo e non fatelo arrabbiare. Mettete via il biberon se lo rifiuta e dategli il resto del suo pasto, compreso il seno. Entro pochi giorni può cambiare idea.

Se è sempre ribelle, toglietegli completamente la poppata delle 14, per vedere se la sete lo costringe a bere il biberon delle 18. Se rifiuta ancora, probabilmente dovrete comunque dargli il seno alle 18, perché sarà troppo turgido. Ma continuate a non dargli la poppata delle 14 per parecchi giorni: alla fine dovrà cedere.

Altro sistema da provare è quello di tralasciare una poppata sì e una no nelle ventiquattro ore (allattatelo alle 6, alle 14 e alle 22) e limitarsi ai cibi solidi, in modo da rendere il bambino affamato.

La sola alternativa che vi rimane è di interrompere completamente l`allattamento al seno e farlo capitolare per fame. Ovviamente lasciate questo per ultimo, perché è un mezzo drastico, sia per il bambino sia per la mamma. La madre può usare una pompetta o la spremitura manuale per alleviare la pressione e il disagio.

Cambiamenti di orario e biberon

Quando sopprimere il pasto delle 22

L'eliminazione del pasto delle 22 o 23 deve dipendere dallo sviluppo del bambino. Due sono le considerazioni da fare. La prima è se il neonato è disposto a dormire tutta la notte. Non potete esser sicura che sia disposto, perché dovete sempre svegliarlo alle 22 o alle 23. Se non lo svegliate voi, si potrà svegliare verso mezzanotte. Meglio attendere finché per settimane avete dovuto svegliarlo. Poi osservate se continua a dormire; se si sveglia affamato più tardi la notte, dategli da mangiare e ritornate al pasto delle 22 ancora per qualche settimana.

Naturalmente, se il bambino è molto piccolo o cresce poco o ha disturbi di digestione, sarà meglio mantenere il pasto serale un po' più a lungo, anche se vuole continuare a dormire.

L'altra considerazione è se succhia avidamente il pollice o il ciuccio. Se fa così, può significare che il suo istinto di suzione non è soddisfatto. Se in questo momento gli togliete un pasto, lo private ancora di più e lo costringete a succhiare anche di più il pollice o il ciuccio. Però, se continua a succhiare molto il pollice, nonostante tutti i vostri sforzi per soddisfare la sua smania di succhiare, non dovete continuare per sempre a dargli il pasto serale. Infatti, crescendo, rifiuterà di svegliarsi, per quanto tentiate con ogni mezzo, o si addormenterà appena ha succhiato qualche sorso. Sarebbe utile sospendere comunque il pasto in questo periodo, che succhi il pollice / ciuccio o no.

In linea di massima poi lasciate che il bambino rinunci al pasto delle 22, quando dimostra di poterne fare a meno per dormire e di soddisfare abbastanza l’istinto di suzione senza di esso. Ciò avverrà probabilmente fra i 3 e i 6 mesi d'età. Aspettare fino a 5 o sei mesi, se succhia avidamente il pollice / ciuccio e se desidera mangiare a quell'ora. La maggioranza dei bambini rinuncia presto al pasto serale. Ma può succedere che uno continui a desiderarlo, soprattutto se la madre corre subito al suo primo strillo. Se persiste in questa sua abitudine dopo i 6 - 7 mesi, bisogna troncarla. A questa età non ha alcuna necessità di un pasto notturno, se mangia bene e aumenta regolarmente. Lasciatelo strillare anche per una buona mezz'ora e vedrete che si riaddormenta. Quando sospendete il pasto serale, aumentate leggermente le dosi dei pasti precedenti e successivi. Ma se egli vuole soltanto centocinquanta o centottanta grammi di latte, lasciatelo fare, senza insistere. Seicento o settecento grammi di latte al giorno sono sufficienti, se egli è soddisfatto.

Se vostro figlio perde l'appetito fra i 3 e i 9 mesi

Un bambino può prendere le pappe volentieri per un mese o due e poi' improvvisamente perdere quasi completamente l'appetito. Può darsi che in questo periodo avvenga un rallentamento nella crescita del peso.

Nei primi tre mesi probabilmente è cresciuto quasi 900 grammi al mese; a sei mesi scenderà di 400 grammi al mese, altrimenti diventerebbe troppo grasso. Potrebbe anche essere disturbato dalla dentizione. Un bambino può rifiutare gran parte dei cibi solidi, un altro il latte.

Se vostro figlio non ha più molto appetito non forzatelo. Potrete passare dall'orario dei quattro pasti durante il giorno (6, 10, 14, 18) a quello dei tre pasti giornalieri (7, 12, 17), sia che prenda ancora o no un pasto serale. Se l`appetito non ritorna nonostante questi due provvedimenti, è importante portarlo dal dottore per assicurarsi che non sia malato.

Quando istituire i tre pasti giornalieri

Dipende da quando il bambino si trova nelle condizioni per poterlo fare. Può avvenire in qualsiasi momento fra i 4 e i 10 mesi. Se il bambino è esausto dopo quattro ore e strilla dalla fame, è ancora presto per i tre pasti, per quanto grande egli sia. Se deve fare il primo pasto alle 6, di solito non si può ancora parlare di tre pasti giornalieri.

D'altra parte può darsi che il bambino abbia raggiunto la fase in cui è nettamente incapace di mangiare dopo quattro ore. Una mamma dirà: “Mangia bene soltanto un pasto sì e l’altro no. Se finisce il biberon delle 6 mangia poco alle 10; molto alle 14 e poco ancora alle 18”. I bambini che si comportano in questo modo devono passare all'orario dei tre pasti, affinché abbiano fame all'ora giusta. Altrimenti è facile che sorgano problemi di alimentazione.      

Se un bambino succhia avido il pollice o il ciuccio ed è ancora disposto a mangiare ogni quattro ore, questa sarebbe una ragione per lasciargli il quarto pasto un po' più a lungo. Ogni tanto capita un bambino che non mangia più ogni quattro ore di giorno ma che si sveglia ancora come un orologio per il suo biberon delle 22. Qui non esiste problema: cercate di adattarvi alle necessità del bambino, come al solito, mettetelo a tre pasti giornalieri e continuate a dargli il pasto serale, finché dormirà tutta la notte.

V'è un altro problema che si presenta di tanto in tanto.

Un bambino sembra aver superato l'orario delle quattro ore; eppure si sveglia ancora verso le 6 urlando per la fame. Come fate a metterlo a tre pasti giornalieri e dargli ancora il biberon delle 6? Il sistema più facile è di dargli il latte dal seno o dal biberon al mattino quando si sveglia e vuole mangiare, e poi dargli i cereali, o i cereali e la frutta un po' più tardi, quando vi è comodo, per esempio fra le 7 e le 8. Il pasto successivo sarà il pranzo verso mezzogiorno. Il bambino che ha fame molto presto la mattina, non costituisce un problema, se tutta la famiglia fa colazione verso le 6. Alcuni bimbi che si svegliano presto possono essere calmati, per un po' di tempo, con un biberon di succo d'arancia; poi potranno avere il latte più tardi con il resto della famiglia, al momento della prima colazione.

Un altro fattore importante è la disponibilità dei genitori. Supponiamo che essi siano occupati a preparare i pasti per i figli più grandi e che il neonato sia capace di resistere più di quattro ore tra un pasto e l’altro, anche se per ora segue l'orario dei cinque pasti. A questo punto è ovvio che i genitori vogliono portare il neonato a consumare tre pasti al giorno come il resto della famiglia, e non si vede perché non debbano farlo, specialmente se non da altri segni di disaggio.

Ci sono altri genitori specialmente col primo figlio, che trovano l’orario delle quattro ore molto più comodo di quello dei tre pasti al giorno. Non v’è motivo perché questi bambini non debbano rimanere con l’orario delle quattro ore più a lungo degli altri, finché continuano ad aver fame a quelle date ore. In altre parole, non esistono regole per l’introduzione di cambiamenti nelle abitudini del bambino. È soltanto una questione di buonsenso e di ragionevolezza. Osservate a che punto è il bambino e fate in modo che l’orario coincida con la vostra comodità.

L’orario dei pasti, quando il neonato incomincia a mangiare tre volte al giorno, dipenderà soprattutto dalle abitudini della famiglia e un poco anche dalla fame del bambino. La prima colazione ha luogo di solito fra le 7 e le 8, ma si può fare più tardi, se il bambino vuole. Prenderà cereali e frutta (l’una o l’altra se ha poco appetito) e il latte, e saltuariamente l’uovo. A metà mattina probabilmente dovrà prendere qualcosa, per arrivare fino a mezzogiorno: il succo d’arancia è ottimo. Se non lo beve, potete dargli succo di prugne o di pomodoro o di ananas. Se ha molta fame prima dei pasti, dategli un pezzetto di biscotto o un crostino di pane o un semplice cracker.

La seconda colazione ha luogo fra mezzogiorno e l'una. Alcuni bambini devono farla alle 11,50. Probabilmente consisterà di una verdura verde o gialla, carne, patate e latte. La patata di solito si aggiunge quando il bambino passa a tre pasti al giorno, per fornirgli sufficiente energia da resistere tutto il pomeriggio. Non opprimete il bambino, se ha poco appetito o se ingrassa. La frutta si può dare benissimo a colazione, se questo è il momento propizio della giornata o se il bambino non si sazia facilmente. Un neonato dovrebbe mangiare frutta una o due volte al giorno, ma non è male dargliela tre volte se la sua digestione lo permette. A metà pomeriggio avrà bisogno di una merenda, per esempio di un altro bicchiere di succo d’arancia o di altro frutto. Qualche volta le mamme dicono che il bambino, nel primo mese o nei primi due mesi dopo il passaggio ai quattro pasti giornalieri, è più soddisfatto se gli si dà una poppata fuori programma, al seno o col biberon verso le 16. Naturalmente ciò significa ancora quattro pasti di latte al giorno, però può darsi che il bambino voglia soltanto mezzo biberon alle 16 o, più tardi, alle 19. Questo biberon intero o mezzo in più a metà pomeriggio, è necessario se la mamma vuol dargli la cena tardi, verso le 19 e se il bambino ha un appetito piuttosto forte. Di solito non si dà latte nell'intervallo fra i pasti, perché rimane nello stomaco per tre o quattro ore e toglie l’appetito per il pasto successivo.

La cena di solito avviene fra le 18 e le 19, quando il bambino prende tre pasti. In genere i bambini non possono resistere oltre le 19 e se la merenda è avvenuta alle 15, e alcuni devono mangiare anche prima. La cena consisterà di cereali, frutta e latte.

Quando un bambino beve latte soltanto tre volte al giorno, ne prende un totale inferiore a quello di prima, perché probabilmente non vorrà bere più dei suoi centottanta o duecentotrenta grammi per pasto. Non preoccupatevi; non cercate di fargli ingozzare altro latte in altre ore, per mantenere i novecento grammi complessivi. Quasi tutti i bambini stanno benissimo se ne bevono settecento grammi al giorno. D'altra parte, se vostro figlio è un'eccezione e vuole perfino trecento grammi di latte ogni pasto, si può dare tranquillamente.

Lo svezzamento dal biberon alla tazza

Quando è il momento adatto per i bimbi di passare dal biberon alla tazza?

Per anni sono stato sconcertato dal fatto che i bambini allattati al seno e alcuni allattati artificialmente cominciavano già a cinque o sei mesi a mostrarsi stanchi di succhiare. Invece di nutrirsi con impazienza e voracità, già dopo cinque minuti cominciavano a scherzare con la mamma o a pasticciare con il biberon o con le mani. Questi bambini a 8 - 10 mesi erano completamente indifferenti alla poppata e volevano bere dalla tazza. Al contrario ve n'erano altri che col passar del tempo si affezionavano sempre di più al biberon, e le mamme raccontavano che essi continuavano a guardare con impazienza il biberon mentre mangiavano i cibi solidi.

Sempre i genitori raccontano di come il loro bimbo o bimba vanno in estasi quando hanno in mano il biberon, di come lo accarezzano e sospirano. Ammettono però che il neonato non ha rifiutato il latte dalla tazza quando aveva sei mesi, ma che tuttavia la guarda ancora con diffidenza. Molti di questi bimbi continuano ad avere l'abitudine di prendere un biberon prima di addormentarsi fino all'età di un anno e mezzo-due anni e non riescono ad addormentarsi se ne sono privati e si oppongono risolutamente all'idea di bere il latte da una tazza o da un bicchiere, mentre è interessante notare che non fanno storie per bere l'acqua o dei succhi di frutta da una tazza o da un bicchiere.

Proprio questi bimbi cui era permesso di portarsi nel lettino il biberon si affezionavano di più alla bottiglia, che ricordava loro i primi mesi di vita e era come un piacevole vizio, quando la loro più grande gioia e senso di sicurezza erano dati dalla sensazione di questo legame stretto con i loro genitori. Il biberon, in un certo senso, diventava un sostituto dei genitori. Mentre i bambini che prendono il biberon seduti sulle ginocchia dei loro genitori, sia a 5, 6 o 7 mesi, non si affezionano ad esso perché il genitore in persona è lì. Così, il sistema per impedire al bambino di attaccarsi eccessivamente al biberon è di non lasciarglielo portare a letto e di svezzarlo invece gradatamente con la tazza.

Cominciate verso i 5 mesi con qualche sorso di latte dalla tazza

È una buona idea di cominciare a dare qualche sorso di latte dalla tazza ogni giorno, verso i cinque mesi. Non certo allo scopo di svezzare il bimbo o la bimba improvvisamente, ma allo scopo di abituarli, fin che sono abbastanza piccoli e non ancora troppo, testardi, all'idea che il latte si può prendere anche in tazza.

Versate un po' di pappa (circa 15 grammi) in una tazzina o in un bicchiere, una volta al giorno. Non ne vorranno più di un sorso alla volta e in principio non riusciranno a berne molto, ma probabilmente avranno l’impressione che è una cosa divertente. Se la vostra bimba è allattata al seno, versate nella tazza un cucchiaio di latte omogeneizzato pastorizzato.  Ad ogni modo chiedete consiglio al pediatra.

Il succo d'arancia non ha niente a che fare con lo svezzamento

Avrete probabilmente già iniziato a dare il succo d'arancia dalla tazza. Se non lo avete già fatto, cominciate ora. Ricordatevi però che un bimbo o una bimba che accetta di bere il succo d'arancia dalla tazza, non è detto che si abitui altrettanto facilmente a bere il latte nello stesso modo. 268

Aiutate la bimba (bimbo) ad abituarsi alla tazza

Supponiamo che la vostra bimba abbia sei mesi e voglia afferrare ogni oggetto per metterselo in bocca. Datele allora un bicchierino possibilmente stretto o una tazzina vuota che possa tenere facilmente in mano da sola facendo finta di bere. Quando lo fa abbastanza bene, metteteci dentro qualche goccia di latte e aumentate la dose man man che la sua abilità aumenta. Se si abitua all'idea di bere da sola a sei mesi, e probabile che non rifiuterà la tazza a sette o otto mesi. Se smette di bere da sola per qualche giorno, resistete alla tentazione di darle la tazza di nuovo, non farebbe che accrescere la sua resistenza. Ricordatevi che nei primi mesi in cui beve da sola dalla tazza, probabilmente vuole un sorso alla volta. Molti bimbi non imparano a inghiottire parecchie sorsate di seguito fino a un anno un anno e mezzo.

l bimbi fra l'uno e i due anni guardano con sospetto la vecchia tazzina che hanno sempre maneggiato, ma magari accettano con gioia una nuova di forma o colore diverso. Spesso il cambiamento dal latte caldo a quello freddo li fa cambiare idea circa il latte in generale. Se il dottore è d’accordo, può servire da diversivo aggiungere al latte una goccia di qualche cosa che abbia un buon sapore o che dia un po' di colore al latte.

Alcuni genitori hanno scoperto che, aggiungendo un po' di cereali al latte, questo dà alla bevanda un sapore e un colore che lo rende accettabile ai bimbi. A poco a poco si può eliminare l’aggiunta di cereali.

Vi sono poi dei bicchieri speciali, apposta per lo svezzamento, con il coperchio che termina a forma di beccuccio. Il coperchio evita che il latte si rovesci e il beccuccio entra direttamente nella bocca del bimbo. Più tardi il bimbo può usare lo stesso bicchierino senza il coperchio. Alcuni genitori preferiscono decisamente questo tipo di bicchiere perché evita che il liquido venga rovesciato, soprattutto all'inizio, quando il bimbo comincia a imparare a bere e non è ancora tanto pratico. Altri genitori invece sostengono che il bimbo può fare dei capricci quando passa dal biberon a questo bicchiere con il beccuccio e poi rifiutarsi di nuovo di cambiare questo bicchiere per una tazza normale senza beccuccio. Vi sono anche delle tazze da svezzamento con due manici facili da tenere in mano e altre poi con una base pesante per renderle irrovesciabili.

L'aggiunta di alimenti solidi

Adottate una dieta equilibrata ed evitate l'obesità

I dietologi sono in allarme per il progressivo deterioramento della dieta degli adulti e dei bambini. Essi consumano una quantità sempre maggiore di dolci e di amidi eccessivamente raffinati e impoveriti. Un`alimentazione del genere favorisce l'obesità, il diabete e la caduta dei denti. In più soddisfa rapidamente l'appetito, così che i bambini finiscono col mangiare scarse quantità di alimenti ricchi di valori nutritivi come verdura, frutta, carne e latte e di conseguenza il loro organismo si impoverisce di vitamine, sali minerali, proteine nobili e degli apporti delle farine integrali.

Il gusto per i cibi si forma molto presto e tende a persistere in età adulta, perciò è questo il momento di abituare il bimbo o la bimba a un'alimentazione corretta. Per esempio, la preferenza per cibi più o meno salati ( un eccesso di sale è responsabile in larga misura dell`elevata pressione sanguigna di certi adulti) si stabilisce fin dalla prima infanzia. Vi sono tuttavia altri fattori che concorrono all'instaurarsi di una pressione elevata, razziali e ereditari. Per queste ragioni, quando incominciare ad aggiungere sale al cibo dei vostri bambini (perché voi amate aggiungere sale, non perché essi lo richiedono), state, in certi casi, incoraggiando l'instaurarsi di una pressione troppo alta e, di conseguenza, una possibile abbreviazione della vita dell'individuo adulto.

Fra i pediatri si afferma sempre più la convinzione che molti casi di persistente obesità traggano origine da una dieta infantile inutilmente ipercalorica, cioè troppo ricca di zuccheri e amidi.

Chirurghi che hanno studiato il cancro dell’intestino crasso negli adulti, sono convinti che la causa principale di questa affezione tipica dei popoli civilizzati  è il passaggio lentissimo del contenuto intestinale in individui che, per tutta la vita, hanno seguito una dieta priva di crusca, ingerendo quantità minime di pane e cereali integrali e pochissima frutta e verdura.

Chi può dire quante altre malattie verranno in futuro imputate alle nostre diete tanto artificialmente distorte?

I primi cibi in scatola per bambini consistevano di un unico prodotto per scatola: un tipo di verdura, un tipo di frutta, un tipo di carne. Da allora, però, le industrie alimentari hanno incominciato a immettere sul mercato misture di verdura e amidi, frutta e amidi, e pasti composti di amidi, verdura e carne. Quasi sempre gli amidi sono costituiti da riso, granoturco o frumento raffinati. Il riso e il granoturco presentano già controindicazioni specifiche nella dieta della primissima infanzia a causa dell'incompletezza delle loro proteine. E inoltre il raffinamento di ogni granaglia comporta una riduzione del contenuto vitaminico e proteico e la quasi completa eliminazione della crusca.

Poiché la maggior parte dei bambini mangia cereali almeno due volte al giorno, la loro dieta sarà eccessivamente amidacea se gli verranno somministrati piatti di verdura, di frutta e di carne ulteriormente  arricchiti di amidi. Il fatto, poi, che gli amidi contenuti nelle misture siano nella maggior parte i meno ricchi di valori proteici, e in più raffinati, contribuisce ulteriormente a squilibrare la bilancia alimentare.

Le industrie produttrici di alimenti per l'infanzia, con l`intento di rendere i loro prodotti attraenti per bimbi e genitori, vi aggiungono spesso anche zucchero e sale. Ciò costituisce un ulteriore svantaggio dal punto di vista della nutrizione.

Perciò, quando comprate cibo in scatola per bambini, leggete attentamente gli ingredienti sull'etichetta. Quando la scritta a caratteri più grandi dice “crema di piselli”, quella a caratteri più piccoli può specificare “piselli con farina di granoturco”.  Comprate solo frutta, verdura, carne in scatola, senza additivi di sorta, in modo da essere sicuri che i vostri bambini assumano soltanto questi cibi ricchi di valori nutritivi senza rimpinzarsi di farine raffinate e impoverite. Evitate anche di comprare scatole che contengano aggiunte di sale o zucchero.

Non ammannite budini di farina di granoturco o gelatine: non contengono i giusti principi nutritivi e, in più, sono troppo ricchi di zucchero. La farina di granoturco presenta un doppio svantaggio: è di granoturco, e quindi povera, ed è raffinata.

Servite al bambino la verdura, la frutta e la carne che preparate per il resto della famiglia, fresca, congelata o in scatola. Quando date loro frutta in scatola, eliminate prima lo sciroppo in cui è conservata.

Frullate, grattugiate o setacciate la verdura e la frutta cotta. Come dessert servite soprattutto frutta, non budini, pasticcini o torte. Servite soltanto farine integrali dopo i sei mesi dando la preferenza alla farina di frumento e a quella d'avena. Tritate finemente la carne e il pesce che date ai bambini. Se sono troppo secchi per il loro gusto, mescolateli con brodo, latte, verdura o yogurt.    

Non esiste un'età precisa in cui sia indispensabile cominciare a somministrare alimenti solidi

Cinquant'anni fa si cominciava quando il bambino aveva un anno

Col passare degli anni, i medici hanno fatto l'esperimento di somministrarli sempre più presto e hanno trovato che i neonati li prendevano volentieri e stavano benone. Due sono i netti vantaggi, se si comincia nel primo semestre. I neonati si abituano all'idea più facilmente a quell'epoca che quando saranno più grandi e avranno i loro gusti. E la varietà di alimenti solidi aggiunge alla dieta sostanze che sono scarse nel latte, specialmente il ferro.

Oggi i medici di solito consigliano di dare la prima pappa solida fra il terzo e il quarto mese. Non c'è un gran vantaggio a cominciare molto prima dei tre mesi, perché il sistema digerente del bambino, ancora immaturo, non può sfruttarla bene, e fino a quell'età, le calorie di cui abbisogna sono contenute nel latte. Essa passerebbe nelle feci in gran parte non digerita. La fame e l'intestino del bambino possono influire entrambi sulla decisione del medico di cominciare con gli omogeneizzati. Un neonato di  due mesi e mezzo, che non prende latte materno a sufficienza per saziarsi, può cominciare benissimo a prendere una pappa, per evitare di prendere un biberon supplementare. Se un bambino è stato sul punto di avere la diarrea durante tutto il periodo dell'allattamento, il medico preferirà aspettare più a lungo del solito, prima di cominciare con alimenti solidi per paura di disturbare ancora di più la digestione. Pure se il bambino o i suoi familiari sono allergici, il dottore tarderà a prescrivere le pappe, perché ogni nuovo cibo potrebbe provocare questo disturbo.

Molto spesso sono i genitori che spingono il dottore a prescrivere molto presto degli alimenti solidi e questo perché non sopportano l'idea che i loro figli non siano altrettanto  precoci  che i figli dei loro amici. Non c'è nessun bisogno di affrettarsi e ricordatevi che è meglio aspettare almeno fino a due o tre mesi.

Prima o dopo il latte?

Molti bimbi che non sono abituati agli alimenti solidi, quando sono affamati vogliono prima di tutto bere il latte e si arrabbiano se offrite loro prima degli alimenti solidi. In questo caso vi consiglio di iniziare il pasto con un biberon o allattando al seno. Un mese o due dopo quando il bimbo ha capito che i cibi solidi sfamano altrettanto che il latte, potete provare a dare questi cibi all'inizio o a metà del pasto. Alla fine quasi tutti i bambini sono perfettamente soddisfatti dl cominciare il pasto con dei cibi solidi e di terminarlo con una bevanda, esattamente come fanno molti adulti.    

Che tipo di cucchiaio?

Il cucchiaino da tè è un po' grande per la bocca del neonato, e tutti i cucchiai di solito sono così fondi che non riesce a ripulirlo tutto. È meglio usare un cucchiaino da caffè poco fondo. Si trova in commercio anche un cucchiaio rivestito da un sottile lattice di gomma che attenua qualsiasi colpo alle gengive delicate del bebè durante la dentizione.

La pappa a base di cereali

Non ha importanza l'ordine preciso con cui si introducono gli alimenti solidi. Di solito si dà prima una pappa a base di cereali; è un alimento blando e facilmente digeribile. Il solo svantaggio è che il sapore non è troppo incoraggiante per molti bambini. Ogni bambino ha le sue preferenze. È bene abituarlo ai vari tipi di pappe.

Dategli tempo di apprezzare i cibi solidi

Di solito il medico consiglia di cominciare con un cucchiaino, aumentando la dose a poco a poco, poniamo un cucchiaino al giorno, fino a due o tre cucchiai da tavola, se il bambino vuole. Questa progressione serve per accertarsi che non compaiano disturbi. Però non dovete prendere la faccenda di uno, due, tre cucchiaini troppo alla lettera. Ci sono moltissimi neonati che non vogliono aumentare cosi rapidamente, almeno all'inizio: è troppo strano per loro. Non abbiate mai fretta.

Il neonato che prende il primo cucchiaino di pappa solida è piuttosto buffo e un po' patetico: sembra sorpreso e disgustato, arriccia il naso e increspa la fronte. Non potete biasimarlo. Dopo tutto, il sapore è nuovo, la consistenza è nuova, il cucchiaio può anche celare una novità. Quando succhia il biberon, il latte va automaticamente al posto giusto. Non ha avuto finora nessun allenamento per afferrare un pezzetto di cibo con la punta della lingua e trasportarlo indietro nella gola. Fa soltanto schioccare la lingua contro il palato e gran parte della pappa viene spinta fuori sul mento. Dovete pulirlo bene e rimettergliela in bocca.

Di nuovo ne sbrodolerà fuori molta, ma non scoraggiatevi, un po' ne va anche dentro. Abbiate pazienza, finché avrà più esperienza.

Non importa in quale pasto cominciate a dare la pappa. Però non dategliela nel pasto in cui ha meno fame. I cereali si danno di solito ai pasti delle 10 e delle 18.

È una buona idea, se cominciate con i cereali, di mescolarli con il latte in modo che siano più diluiti di quanto e indicato sulle istruzioni della scatola. Il tutto allora sembrerà meno strano al bebè e gli sarà più facile inghiottirlo; di solito i bimbi non amano le pappe troppo solide. Se il vostro bimbo o la vostra bimba sono nutriti al biberon con latte artificiale, usate questo per diluire le pappe solide. Alcuni neonati, però, si rifiutano di mangiare qualsiasi cosa che non sia presentata in un biberon.

Che tipo di cereali?

I genitori usano di solito i cereali precotti preparati specificamente per i neonati, dei quali esiste una larga scelta in commercio. Sono molto comodi perché basta mescolarli al liquido e contengono ferro che normalmente manca nella dieta, finché non può mangiare le uova. L`anemia da carenza di ferro è abbastanza frequente nel primo anno di età.

Se il bambino appartiene a una famiglia allergica, il medico consiglierà di iniziare più tardi la somministrazione della pappa e darà prima il riso, l'avena o l'orzo, rimandando la farina di frumento a più tardi, perché è causa frequente di allergie. Inoltre si potranno dare al bambino i cereali misti soltanto quando sarà in grado di digerire separatamente ciascun tipo senza inconvenienti.

Potete iniziare con la farina di frumento bianca raffinata, che ha poche scorie; dopo i 5 - 6 mesi potete dargli qualsiasi farina. Alcuni neonati presentano diarrea a causa delle scorie contenute nel frumento intero e nell’avena. Frumento, riso, avena e orzo sono i più ricchi di vitamine e di proteine. Aggiungete un po' di sale nella pappa.

Il neonato che rifiuta la pappa a base di cereali

Saprete subito, dopo uno o due giorni dalla prima prova, qual è l’atteggiamento del bambino verso i cibi solidi. Alcuni sembrano persuasi “è strana, ma è da mangiare, quindi la prenderò”.  Col passare dei giorni diventano sempre più entusiasti. Aprono la bocca come uccellini nel nido.

Ma ci sono altri bambini che si persuadono, dopo due giorni, che non è di loro gradimento. E al terzo giorno piace anche meno che al secondo. Se Vostro figlio la pensa così, siate prudente e andate adagio. Se cercate di fargli ingozzare gli omogeneizzati o i cibi solidi contro la sua volontà, si ribellerà sempre più. Anche voi arriverete all'esasperazione. In una settimana o due diventerà così diffidente che rifiuterà anche il biberon. Offritegli la pappa soltanto una volta al giorno. Dategliene soltanto una punta di cucchiaio, finché si sia abituato. Aggiungete un pizzico di zucchero, per vedere se gli piace o no. Se in due o tre giorni diventa ancor più ostile, nonostante tutte le precauzioni, allora sospendere tutto per un paio di settimane. Se ancora si rifiuta al nuovo tentativo, riferitelo al medico.

È un grande sbaglio voler imporre un proprio ragionamento a un bambino per la prima pappa solida. Talora un problema insolubile di alimentazione comincia così. Anche se non dura, quella reciproca ostinazione è un male per i genitori e per il bambino.

Se il vostro medico è d’accordo, potrebbe essere utile cominciare con la frutta, invece che con i cereali. I neonati sono sorpresi anche dalla frutta, la prima volta che la prendono, ma dopo uno o due giorni praticamente tutti decidono di accettarla. Dopo due settimane sono pronti a credere che tutto ciò che arriva sul cucchiaio sia meraviglioso. Allora potete anche aggiungere la farina a base di cereali.

Come somministrare la frutta

La frutta è di solito il secondo cibo solido da aggiungere alla dieta del bambino, qualche settimana dopo che ha cominciato a mangiare le prime pappe a base di cereali. Qualche dottore invece la prescrive prima, perché i bambini di solito la prendono molto volentieri. Nei primi 6 o 8 mesi di vita la frutta del bambino è normalmente cotta, esclusa la banana. Mele, pere, pesche, albicocche, prugne fresche o congelate: la medesima che avete preparato per il resto della famiglia, ma schiacciata o passata e con un'aggiunta di zucchero. Esistono anche prodotti omogeneizzati per bambini. Anche la frutta in scatola è ottima, ma, essendo troppo zuccherata, prima di passarla al setaccio, eliminate il succo.

Potete anche comprare i barattoli di omogeneizzati alla frutta, ma ricordatevi di controllarne l`etichetta per vedere che cosa contengono. Se prendete il cibo direttamente dal barattolo, dovete terminare il contenuto del barattolo, perché la saliva del bimbo rovina il cibo. La frutta può essere somministrata anche due volte al giorno, secondo l’appetito del vostro bimbo o della vostra bimba e secondo la sua capacità di digerirla. Le ore migliori sono le 14 e le 18. Aspettate finché il bambino dà segni di soddisfazione per aumentare la dose. Poi aggiungete un cucchiaino di più ogni giorno. Potete aumentare a poco a poco fino a una banana intera, che deve essere molto matura. Deve avere macchie nere sulla buccia e nell`interno un colore caldo schiacciatela con la forchetta e aggiungete un po' di latte, se vi sembra troppo solidaa per i gusti del vostro bimbo o della vostra bimba.

La frutta gode la fama di essere un lassativo, tuttavia la maggior parte delle persone, compresi i bimbi, non sembrano ottenere dei risultati del genere dall’ ingestione di frutta come le pere, le mele, le albicocche ecc. Solo le prugne e il succo di prugne sembrano avere di sicuro un effetto lassativo sui bimbi, quindi è un frutto da tener presente se il vostro bimbo e stitico.

Se al bimbo piacciono le prugne potete dargliele frullate una volta al giorno, alternate con un altro tipo di frutto per il pasto successivo. Se il bimbo sembra avere un po’ di diarrea, non dategli per un po' di tempo le prugne ne il succo di prugne, dategli invece un frutto di altro tipo e una sola volta al giorno.

Nella seconda metà del primo anno potete cominciare ad alternare le banane con altra frutta cruda: mele grattate, pere, pesche ecc. Per la frutta, invece, come ciliegie e uva aspettate, finché avrà compiuto i due anni

La verdura

La verdura, cotta e passata, si deve aggiungere alla dieta del bambino 2 o 4 settimane dopo l`inizio delle pappe solide o della frutta o di entrambe insieme.

Verdure adatte sono fagiolini, spinaci, piselli, carote, asparagi, cardi, zucchine, pomidoro, bietole, sedano. Le verdure, che di solito non si danno ai neonati, perché può darsi vengano meno digerire, sono Cavolfiori, verze, rape, broccoli, fave e cipolle che hanno di solito un sapore così forte da non piacere ai bimbi.

Tuttavia, se in famiglia piacciono, non c'è niente di male a tentare di farle assaggiare ai bimbi. Per renderle meno pesanti potete farle bollire in due acque diverse.

Potete dare al bambino verdure fresche o congelate, bollite e passate al setaccio, o verdure nei vasetti appositamente preparate per i neonati (attualmente esistono in commercio diverse marche di prodotti dietetici per bambini).

Aumentare a poco a poco la verdura fino a mezza scatola, oppure a 2 - 3 cucchiai da tavola, secondo il desiderio del bambino. Potete naturalmente aumentare fino a mezza scatola per bambini, se sembra molto affamato. Conservare la mezza scatola non utilizzata nel frigorifero per finirla il giorno dopo. Non usate una scatola aperta di verdura o qualsiasi verdura cotta, dopo 24 ore. La verdura cotta si guasta facilmente e rapidamente. Non usatela neppure il giorno dopo, se non potete conservarla al fresco. La saliva del bambino portata dal cucchiaino deteriora il cibo; vedete quindi di travasarne sempre la dose giusta in un tazzina.

È più facile che i neonati dimostrino preferenze nello scegliere le verdure che non nella frutta o nelle pappe solide. Troverete probabilmente che ci sono una o due verdure che non gli piacciono. Non sforzatelo, ma tentate di nuovo ogni mese. Non c'è ragione di fare una tragedia per qualche cibo, quando ce ne sono tanti fra cui scegliere. Alcuni neonati sono molto più entusiasti della verdura se si aggiunge un po' di sale per dare sapore, il che non è per niente dannoso.

Di solito la verdura non digerita, compare nelle feci quando il bambino la mangia le prime volte. Questo non è un segno sfavorevole, finché le feci sono molli e non contengono muco. Ma aumentate la razione di verdura lentamente, finché l`intestino comincia digerirla bene. Se una verdura dà diarrea o molto muco, riducete la quantità a zero e riprendete poi con prudenza. Se non può mangiarla in nessuna quantità senza avere disturbi, eliminatela del tutto, ma dopo un mese tentate di nuovo con una piccola dose.

Gli spinaci fanno diventare rosse e screpolate le labbra di certi bambini. Se ciò non lo disturba, potete continuare a darglieli. Talora le barbabietole arrossano l'urina e anche le feci. Non spaventatevi quindi perché non è sangue.

Le uova

Il tuorlo d'uovo è molto importante perché contiene ferro e verso i sei mesi i bimbi cominciano ad aver bisogno di una maggiore quantità di ferro per il sangue, poiché quella che avevano al momento della nascita non è più sufficiente al loro corpo in rapido sviluppo. Il latte non contiene ferro così come molti altri cibi. Tuttavia la maggior parte dei cibi in scatola per bimbi ne contengono una discreta quantità.

Dovete cominciare a dare l'uovo prendendo delle precauzioni, perché è uno dei cibi che può causare delle allergie, soprattutto se vi sono già dei casi di allergia in famiglia. La più comune forma di allergia è l'eczema, un fenomeno cutaneo che provoca delle macchie rosse sulla faccia e all'interno delle orecchie; queste macchie poi mettono delle croste e prudono, quindi diventano molto fastidiose.

Per diminuire i rischi di una allergia causata dall'uovo, dovete procedere con cautela. Nei primi mesi, fino all'età di un anno, date solo il tuorlo, che contiene il ferro, e non date il bianco che è la parte che può causare l'allergia. Potete dare il tuorlo sodo, dato che la cottura completa di qualsiasi cibo è consigliata perché rende i cibi più digeribili. Iniziate con dosi molto piccole; per esempio un quarto di cucchiaino e poi aumentate gradatamente.

Fate bollire un uovo per 20 minuti, scattate il bianco e schiacciate il rosso per ridurlo in poltiglia. A molti neonati non piace il sapore dell’uovo sodo, provate ad aggiungere un pizzico di sale o a mescolarlo con un  po’ di latte o con la verdura. Se il bambino continua a rifiutare questo cibo, lasciate stare l’uovo, almeno per il momento. Si comincia a dare il tuorlo  d'uovo verso i 5 o 6 mesi, ma alcuni dottori consigliano di aspettare fino agli 8 o 10 mesi, soprattutto se in famiglia vi è già un caso di allergia. Quando sara più grande, probabilmente prenderà un uovo alla coque. Talora si ritiene più sano non somministrare l'uovo intero semibollito, finché il bambino non ha almeno 10 mesi, per paura di suscitare fenomeni allergici. Quando iniziate con l`uovo intero, dovete di nuovo partire da dosi molto piccole, anche se il bambino prende già tutto il tuorlo senza disturbi. Quando aggiungete la carne alla dieta, servite l'uovo a colazione e alla sera.

La carne

Degli studi recenti hanno dimostrato che la carne fa bene ai bimbi e quindi ora molti medici consigliano di somministrarla molto presto; potete cominciare persino quando il vostro bimbo o la vostra bimba hanno 2 mesi, oppure più tardi se all'inizio sembra non la gradiscano. La carne che si dà ai bimbi deve essere macinata molto bene oppure frullata, così i bimbi che non hanno ancora denti possono mandarla giù facilmente.

Oppure potete comperare dei vasetti di omogeneizzati di carne preparati appositamente per la nutrizione dei bimbi. Qualsiasi tipo di carne va bene, solamente ricordatevi di non dare al bimbo il contenuto prendendolo direttamente dal vasetto, purché non lo usiate tutto in una sola volta, perché la saliva deteriora il cibo rapidamente.

Oppure potete preparare la carne voi stessi. Il modo più semplice per cuocere un pezzo di manzo o di vitello è di tagliarla in piccolissimi pezzetti fino a ridurla a polpa e far cuocere il tutto a bagnomaria fino a che non cambia colore. Se lo ritenete opportuno potete mescolare alla polpa ancora cruda un po' di acqua o di latte o entrambi per rendere la carne più soffice. Sarebbe opportuno utilizzare la carne rossa tenera lasciando da parte le fibre dure e bianche. Potete anche dare del fegato: mettete nell'acqua bollente e lasciatecelo fino a che non cambia colore, quindi passatelo attraverso un setaccio e raccogliete la polpa. Se volete dare il maiale, ricordatevi di cuocerlo a lungo. Oppure potete servirvi di uno stufato o del bollito che avete cucinato per gli altri componenti della famiglia e che macinerete, prima di darlo al vostro bimbo o alla vostra bimba.

Una volta che il bimbo o la bimba si sono abituati alla carne preparata nel modo appena descritto, potete cominciare a dare loro la carne cotta brevemente in padella e tritata da voi.

È meglio se la carne non è quella macinata che si trova dal macellaio, perché è una carne troppo maneggiata e che inoltre contiene più grasso e fibre dure. Una volta che il bimbo o la bimba si sono abituati al manzo tritato, potete cominciare ad aggiungere del pollo, vitello, maiale, agnello, fegato sempre accuratamente tritati o macinati. Ricordatevi che il maiale richiede una lunga cottura prima di darlo ai bimbi.

I pasti già pronti

Esiste una grande varietà di omogeneizzati già pronti in scatola o vasetto per bimbi. Consistono in genere di una bassa percentuale di carne, di una verdura e di un’alta percentuale di farina di patate, di riso o di orzo. Se li usate con altri cibi per un pasto, ricordatevi che sono da considerare principalmente degli amidi, più che della carne vera e propria. In caso si sviluppi un'allergia, questi cibi confondono un po' le idee, a meno che il bimbo non abbia già preso separatamente tutti gli ingredienti che li compongono.

I pasti a 6 mesi

All'età di 6 mesi, il bimbo o la bimba mangiano già probabilmente gli omogeneizzati ai cereali, il tuorlo d`uovo e diversi tipi di frutta, verdura e carne. Di solito si dà l'omogeneizzato ai cereali e il tuorlo d'uovo alla prima colazione, la verdura e la carne per pranzo, la frutta e di nuovo i cereali per cena. In proposito non esistono però regole assolute, tutto dipende da ciò che vi risulta più conveniente e dall'appetito del vostro bimbo o bimba. Per esempio, a dei bimbi che non sono gran mangioni potete dare la frutta e il tuorlo d'uovo a colazione, la carne e la verdura a pranzo, solo cereali a cena.

Se il bimbo o la bimba hanno tendenza alla stitichezza, potete dar loro le prugne ogni sera con i cereali, un altro frutto a colazione o a pranzo. Oppure potete decidere di dare la verdura e la carne a cena e i cereali e la frutta a pranzo.

Budini

La maggior parte dei budini, fatti con farina e zucchero, non sono indispensabili nella dieta dei piccini. Non la arricchiscono di nuovi elementi. La frutta costituisce un dessert molto migliore.

Invece i budini più adatti all'alimentazione dei bambini sono i budini di latte, latte e uova e latte e riso.

Gli altri amidi. Aggiungete le patate, se vostro figlio le preferisce e ne ha bisogno

Le patate contengono molti amidi e possono essere date tranquillamente a un bambino affamato, a colazione o al posto delle pappe a cena. Contengono anche una notevole quantità di ferro, di sali e di vitamina C, hanno cioè un alto valore nutritivo.

Le patate, cotte al forno o bollite, si possono introdurre nella dieta in qualsiasi momento durante il secondo semestre di vita. Un'occasione adatta è quando il bambino passa all'orario dei tre pasti giornalieri. Quando il pranzo è lontano cinque o sei ore dalla cena, lamido, che è il maggior componente delle patate, fornisce molta energia o calorie per tutto il pomeriggio.

Una parola di avvertimento circa le patate. È facile che i neonati chiudano la bocca e si ribellino alle patate più che a ogni altro cibo, probabilmente perché sono granulose o perché sono vischiose. Perciò schiacciatele molto fini, in principio, rendetele morbide mescolandole con molto latte e datele al bimbo in dosi molto piccole, finché non si sarà abituato. Non forzatelo se continua a tener chiusa la bocca; dimenticatele almeno per un mese e poi tentare di nuovo.

Se vostro figlio è piuttosto grasso e gradisce sempre a colazione verdura, frutta, tuorlo d'uovo e latte, trascurate le patate che non forniscono nulla di speciale alla dieta, se non un gran numero di calorie.

Talvolta sostituite le patate con spaghetti, maccheroni, pastina o riso; in principio tritateli fini.

L'aggiunta del pesce

Verso l'anno potete aggiungere il pesce alla dieta. Servite soltanto pesce bianco, che non contiene molto olio, come palombo, sogliola e merluzzo. Pesci grassi come gli sgombri sono facilmente indigesti. Il pesce può essere bollito, cotto ai ferri o arrostito, o cotto a bagnomaria.  Sostituitelo alla carne nella seconda colazione. Moltissimi bambini lo rifiutano; non cercate di forzarli.

Qualche cosa da mangiare con le mani

Verso i 6 o 7 mesi, i bimbi vogliono succhiare o masticare qualche cosa tenendolo in mano. Questo è un buon esercizio per loro e serve ad abituarli a mangiare con il cucchiaio più tardi, quando avranno un anno. Se provano prima con le mani, saranno poi più stimolati a provare con il cucchiaio. Vi consiglio di iniziare dando loro una crosta di pane duro oppure un biscotto verso i 6 o 7 mesi.

I bimbi lo succhiano e lo masticano con le gengive e questo farà anche loro piacere se è il periodo in cui spuntano i primi dentini. Man mano che il biscotto si inumidisce con la saliva, parte sarà facilmente inghiottito e questo fatto dà una grande soddisfazione ai bimbi, che ne ricavano l'impressione di giungere a qualche risultato dopo tutta questa fatica. Non vi arrabbiate però se la gran parte del biscotto finirà sulla faccia, sui capelli, sulle mani dei bimbi e, naturalmente, per terra.

Verso i 9 mesi non avrete più bisogno di tritare a purè i fagiolini e le carote, perché i bimbi preferiranno prendere dei pezzettini di queste verdure e anche di carne e metterseli in bocca loro stessi. Saranno anche in grado di masticare una fettina di mela o di pera cruda.

Di solito i bimbi mettono il loro primo dentino verso i 7 mesi e verso i 12 mesi hanno già dai 4 ai 6 dentini aguzzi. I molari invece non spunteranno prima dei 16 mesi, quindi prima di quell'epoca non dovete pretendere che siano capaci di masticare bene i cibi.

Cibi spezzettati a un anno

Fra i 7 e i 12 mesi vorrete abituare il bambino ai cibi spezzettati o tritati. Se egli continua fin dopo l'anno a non mangiare altro che cibi semiliquidi, sarà sempre più difficile operare il cambiamento. È diffuso il pregiudizio che il bambino non possa masticare i bocconi finché non possiede una bella sfilata di denti. Non è per niente vero: egli può masticare pezzetti di verdura cotta e di frutta o pezzetti di biscotto con le gengive e con la lingua.

Due cose sono importanti nel passaggio ai cibi tritati. Fate il cambiamento a poco a poco. Quando servite la prima volta una verdura tritata, schiacciatela bene con la forchetta; non mettetene troppa in bocca al bimbo in una volta sola. Quando si è abituato a questa consistenza, schiacciate la verdura sempre meno. L'altro sistema per abituarlo ai pezzetti è di permettergli di prendere con le dita un pezzetto di carota, per esempio, e di metterlo in bocca da solo. Ciò che il bambino non può sopportare è di sentirsi infilare in bocca una gran cucchiaiata di pezzetti quando non è abituato.    

Cominciate ad abituare il vostro bimbo o bimba ai cibi spezzettati o tritati verso i 9 mesi. Potete dar loro la verdura bollita e la frutta passata che preparate per il resto della famiglia. Non è necessario che facciate a pezzettini tutto il cibo, l'importante è che ogni giorno i bambini ne mangino qualche pezzo e così si abituino gradualmente. È opportuno continuare a tritarla la carne sottile, perché facilmente o la rifiutano non riuscendo a masticarla bene, o la tengono in bocca a lungo senza deglutirla. Non ficcate loro in bocca un pezzetto grosso forzandolo, perché con questo sistema finiranno col perder l'appetito e detestare la carne.

La dieta alla fine del primo anno

Nel caso che siate confusa da tutti gli alimenti che sono stati aggiunti alla dieta, ecco un elenco approssimativo di ciò che i bambini di solito mangiano verso la fine del primo anno.

Prima colazione:

  • omogeneizzati (o liofilizzati) ai cereali, meglio se quelli di farina scura;
  • uovo (intero, alla coque, cioè non sodo;
  • pane e latte.

Pranzo:

  • verdura (verde o gialla, a pezzettini),
  • patate (o spaghetti, ecc.),
  • carne o pesce,
  • frutta, latte.

Cena:

  • cereali,
  • frutta,
  •   latte.

Oppure potrebbe avere il suo pasto principale a cena con la famiglia.

Invece per colazione amidi, come minestrine di carne con riso o pastina, o patate, o cereali, o budino; poi un frutto o verdura.

Il succo di frutta (compreso quello d'arancia) si dà nell'intervallo fra i pasti o durante i pasti.

Biscotti, pane (meglio integrale), cracker, si possono dare ai pasti o nell`intervallo, con un po' di burro o di margarina.

Un semplice budino può sostituire una porzione di frutta. La frutta va cotta, tranne la banana, la mela e la pera grattugiata.

Non è necessario sterilizzare tutto

Ovviamente, sterilizzate gli in gradienti della pappa e tutto il materiale con cui questi vengono a contatto, perché i germi si moltiplicano. Talvolta i genitori sono così spaventati per l'attenzione con cui devono preparare la pappa e l'acqua da bere, che immaginano di dover sterilizzare tutto ciò che va in bocca al bambino. Non dovete essere così difficili per tutte le altre cose che il bambino mangerà o berrà. E non dovete bollire i piatti e le tazze e i cucchiai, perché i germi non possono crescere su utensili puliti e asciutti. È bene lavare la buccia dell'arancia, perché può darsi sia stata maneggiata da una persona raffreddata, ma non c'è bisogno di sterilizzare il coltello pulito  con cui la tagliate. I germi non fanno in tempo a moltiplicarsi, se il bambino beve il succo dieci minuti dopo che è stato spremuto.

Dovete però lavare e disinfettare i massaggiagengive, i ciucciotti e i giocattoli, anche quando sono nuovi e prima che il bimbo se li metta in bocca. Non c'è nessun bisogno di disinfettarli continuamente a meno che non cadano per terra, dal momento che i soli germi che avranno saranno i germi del bimbo, ai quali lui è comunque abituato.